L'Inter torna sul luogo del delitto cinque mesi dopo e concede il bis (con altri tre gol segnati) grazie a un primo tempo quasi perfetto e a una ripresa di controllo senza affanni, dando così continuità ai risultati in campionato. La partenza lenta è ormai un lontano ricordo, oggi la truppa di Spalletti viaggia con il vento in poppa. Il sesto successo di fila consegna ai nerazzurri il secondo posto in classifica al pari del Napoli e fa sorridere Zhang jr. Che festeggia al meglio la sua prima gara da presidente nello stesso stadio dove il 20 maggio scorso versò lacrime di gioia per quel quarto posto strappato ai laziali. «Abbiamo fame», il grido di battaglia di Spalletti alla vigilia della sfida. E quella fame si vede su ogni pallone, persino quando la squadra mostra tocchi di fino e scambi nello stretto o quando nella ripresa deve tenere a bada la sterile reazione della Lazio.
Cancellata l'amara notte di Champions a Barcellona, Mauro Icardi timbra il cartellino due volte (sono sei i suoi gol nelle ultime 4 partite giocate, lo stesso numero di quelli segnati da Immobile che ha condiviso con lui nell'ultimo campionato il trono dei bomber, e sette alla Lazio in nove sfide dirette), Brozovic sotto il diluvio inventa un tiro dal limite. Dopo il derby, un'altra bella prova sia offensiva che difensiva dei nerazzurri che non danno mai l'impressione di poter perdere di mano la gara e che si riposizionano nel ruolo di anti-Juve. Anche se a differenza del Napoli, che ha attraversato un percorso più impegnativo, avranno una seconda parte del girone di andata difficile. Potendo però contare nel giorno di Santo Stefano sulla sfida diretta con gli azzurri a San Siro.
La Lazio del nuovo corso, orfana di Leiva in regia e con la coppia Caicedo-Immobile davanti, mostra invece il suo difetto cronico: quando si alza l'asticella in campionato, vedi sfide con le big, la truppa di Inzaghi sembra spegnersi di colpo. Da un anno ormai (ultimo successo quello pesante allo Stadium di Torino il 14 ottobre 2017) la Lazio non vince contro una delle grandi del nostro torneo e le quattro frenate stagionali in campionato sono arrivate proprio nelle partite di maggiore difficoltà. L'acciaccato Immobile non pare in serata, ma nemmeno Caicedo (con lui titolare i biancocelesti avevano sempre vinto finora).
Le condizioni meteo della Capitale hanno tenuto a lungo in forse la partita, ma l'attesa bomba d'acqua è arrivata solo alla fine del primo tempo. Spalletti a sorpresa propone Joao Mario tra i titolari: il portoghese debutta in stagione dopo aver visto il campo con i nerazzurri l'ultima volta il 5 gennaio scorso prima di emigrare al West Ham. In panchina resta invece l'olandese de Vrij (come gli altri ex Keita e Candreva), forse perchè il tecnico vuole evitargli i fischi dei tifosi che si sono sentiti traditi dopo il rifiuto del rinnovo, il divorzio annunciato in largo anticipo e quel fallo da rigore nell'ultima da biancoceleste con i suoi futuri compagni, approdati poi in Champions. Lo spartito interista è perfetto, gli automatismi sono oliati, la squadra è in totale controllo del gioco, mentre la Lazio, che perde anche il vice Leiva Badelj per infortunio, tenta timide ripartenze - la migliore con Immobile che però sbaglia al momento della conclusione - senza però impensierire Handanovic (transitato da Formello dodici anni fa quando faceva da terzo a Peruzzi e Ballotta).
Quando l'Inter abbassa un po' la guardia nel secondo tempo, il portiere sloveno ci mette i guantoni e mantiene le distanze nel punteggio. Per i biancocelesti niente rivincite o vendette di quel 20 maggio che ha portato nel paradiso europeo l'Inter e nella competizione meno prestigiosa la Lazio.
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