Leggi il settimanale

Neres, il ghepardo dalle palbebre pigre che ha riportato il Brasile a Napoli

Paulista come Careca, altro grande ex partenopeo, appartiene alla tribù dimenticata degli artisti del calcio

Neres, il ghepardo dalle palbebre pigre che ha riportato il Brasile a Napoli
00:00 00:00

Soltanto la palpebra è pigra. David ha la velocità di un ghepardo, corre seminando la paura degli avversari. Neres viene da San Paolo e il San Paolo richiamato Maradona ha finalmente trovato il nuovo idolo, lo scugnizzo del pallone, il fucibol di strada. Due gol al Bologna davanti agli emiri d'Arabia, ha gonfiato il petto Aurelio De Laurentiis, gode di orgoglio Antonio Conte. Cancellati i giorni acidi di quello scippo notturno, l'orologio prezioso strappato da un paio di delinquenti, il timore di essere arrivato nella squadra giusta ma nella città maligna, poi il gesto educato e generoso di Maurizio Marinella, imprenditore gentleman che donò lui un orologio per allontanare quei fotogrammi di violenza criminale, David Neres e sua moglie Kira Winova, hanno capito di avere scelto il presepe ideale per un calciatore sudamericano, qui ha regnato Maradona ma soprattutto un altro paulista nobile, Antonio Careca e allora la fantasia e i sogni corrono veloci, come le gambe e il cervello di David.

I suoi occhi sembrano preannunciare il sonno, la Ptosi congenita gli ha addormentato appena le palpebre ma non gli ha tolto la vista e la visibilità nemmeno di un centimetro, Neres è il colpo natalizio di questo Napoli già carico di balocchi, Lukaku, McTominay, Hojlund, il modo migliore per mettere da parte le nostalgie di Osimhen e Kvara, il passato non torna ma il futuro promette cose grandi.

David si porta in campo la ginga che sarebbe, anzi è quella filosofia di vita, di gioia, di abilità che nel football significa dribbling, colpo di tacco, tunnel, numeri da prestipedatore, diceva Gianni Brera, è quello che chiedono i tifosi stufi e annoiati di tattiche ghiacciate. David Neres appartiene alla tribù dimenticata e trascurata degli artisti del calcio, è cresciuto estasiato da Ronaldinho e Messi, ha attraversato terre olandesi, Amsterdam, l'Ajax e pure i cieli neri di bombe di Donets, qualche allenamento con lo Shaktar di De Zerbi prima di andare a Lisbona e divertirsi con il Benfica, il luogo ideale, anche per questione di lingua, dove rinascere. Erano tempi non ancora certi, i capelli tinti di viola, la gaffe con l'allenatore della nazionale Tita, non rispose alla telefonata di convocazione non avendo riconosciuto il numero, pensando al solito scocciatore.

Napoli è l'approdo sull'isola del tesoro, mamma Maria voleva che non mollasse gli studi, Miguel, il padre, aveva intuito di avere in casa una pepita preziosa. Adesso c'è un ex napoletano pronto a sfruttare il patrimonio, Carlo Ancelotti lo porterà al mondiale. Il cerchio si chiude.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica