Nibali sfida Dumoulin sulle grandi montagne «Mortirolo e Stelvio: qui si crolla o si torna in alto»

«Sarà una tappa durissima, ma non solo per me...». E pure Quintana andrà all'attacco

Nibali sfida Dumoulin sulle grandi montagne «Mortirolo e Stelvio: qui si crolla o si torna in alto»

Alti volano i pensieri, ma oggi altissimi sono chiamati a volare Dumoulin, l'olandese fasciato di rosa che sogna Milano, Nairo Quintana, il Condor colombiano che da oggi, con le scalate di Mortirolo e doppio Stelvio, è chiamato a dimostrare di essere davvero il miglior scalatore del mondo, e Thibaut Pinot, il «terzo uomo» di questo Giro. E poi c'è lui, Vincenzo Nibali, che sulle salite secche, di velocità e potenza, ha perso qualche secondo di troppo, ma da oggi per lui cambia tutto: il modo di pedalare e interpretare la corsa.

Cambiano le velocità. Cambiano soprattutto i dislivelli e le pendenze. Oggi gara di sette ore: tappa da diesel puri. Da pesi leggeri. Quintana ha assicurato battaglia. «C'è il terreno per ribaltare tutto», assicura il colombiano.

Oggi incomincia il Giro, quello vero. Siamo al dentro o fuori. Chi ha gambe per poter fare la differenza, deve uscire allo scoperto senza indugi. Tra questi Vincenzo, che ha 3'40 da recuperare all'olandese. Non c'è altro tempo da perdere. «Si riparte con una tappa durissima dice un Nibali piuttosto prudente -. Ci sono stati arrivi con salite secche, e ho pagato qualcosa. Sono andato in difficoltà, il mio svantaggio è considerevole. Fino ad oggi è stato un Giro molto duro, ma ho l'esperienza dalla mia: vedremo come risponde il mio fisico. Mortirolo e Stelvio due volte: dopo il giorno di riposo, per tanti sarà pericoloso, ma in tanti possono recuperare».

Speriamo che a recuperare sia lo Squalo. In queste due settimane di corsa abbiamo visto il siciliano pedalare molto agile, proprio per salvare la gamba come si dice in gergo in vista dell'ultima settimana. Gioca un po' a nascondersi Vincenzo, lasciando il peso del pronostico sulle spalle del colombiano. «Sì, lui può stravolgere la classifica». Se stia giocando la parte di quello che non ha speranze, ma in cuor suo nutra pensieri bellicosi come un anno fa, lo scopriremo soltanto dopo la tappa monstre di oggi.

Settimana da vertigini. Domani la Tirano-Canazei, con Aprica e Tonale. Poi la tappa mignon, di soli 137 km, ma con Pordoi, Valparola, Gardena e l'arrivo a Ortisei. E ancora, venerdì la San Candido-Piancavallo, prima del gran finale di sabato, con la Pordenone-Asiago, anche questa, temibile come poche.

«Bisognerà rendere la corsa dura riprende Vincenzo -: se sto bene, qualcosa farò. Il podio? È sempre bello, ma voglio pensare alla vittoria». La vittoria, quella che fin qui è mancata al ciclismo italiano: 15 tappe, zero tituli. Ma a Vincenzo viene anche ricordato che oggi cade l'anniversario della tragica fine del giudice Falcone, quasi a fornirgli una motivazione in più, semmai ne avesse bisogno. «Falcone e Borsellino ci hanno lasciato un grande messaggio per i giovani, per la Sicilia e per tutto il Paese», dice.

Oggi è il giorno di Mortirolo e Stelvio.

Tappa di oltre sette ore, dove può succedere di tutto, dove si spera possa succedere molto. Se poi non succederà nulla, non date colpe all'olandese volante Tom Dumoulin, lui sarà l'unico a rallegrarsene. Noi un po' meno.

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