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Nole re di Parigi con vista Grande Slam

Il serbo fa sfogare Tsitsipas, poi lo distrugge. E adesso punta la storia

Nole re di Parigi con vista Grande Slam

Niente: è che lui adesso si diverte così. Li lascia sfogare 'sti ragazzi, poi ricomincia a martellare come al solito. E la partita finisce. Era successo con Musetti, è risuccesso in finale al Roland Garros contro Tsitsipas. Ed era già pronta la retorica dell'Apollo greco che sale nell'Olimpo, se non fosse che a Parigi non bastano due set per battere qualsiasi giocatore. Figuriamoci Novak Djokovic.

Dunque: siamo al diciannovesimo Slam, uno in meno dei grandi rivali Nadal e Federer. Il terzo giocatore a vincere almeno due volte tutti i 4 Major. E trionfare qui nel giardino privato di Rafa, significa che chi pronostica il suo Grande Slam - cioè che il serbo vinca anche Wimbledon e gli Us Open - non è certo un visionario. Nel tennis tutto può succedere, certo: ma chi può sbattere contro un muro così senza farsi male?

E insomma sono stati due set, i primi, da lezione di greco. Con Nole a bocca aperta e incapace di rispondere alla tattica messa a punto da Stefanos e da sua papà coach. Sotto il sole di Parigi e sotto il suo cappellino praticamente nulla, poi però - dopo la solita tappa magica negli spogliatoi - ecco che rientra un altro Djokovic, quello vero. E per Tsitsipas comincia l'incubo, complice il solito calo fisico che prende alla lunga distanza gli avversari del Cannibale.

E allora lui si diverte così, allungando i colpi, giocando con precisione chirurgica, affettando palle corte infallibili. Mentre l'altro, colpito da improvvisa fretta, non trova più il servizio e il filo logico. Più si va avanti e più è chiaro come finirà la storia, anche se Stefanos prova a ribellarsi quando ormai il match è però agli spiccioli. Ma è un attimo: finisce 6-7, 2-6, 6-3, 6-2, 6-4. Con Djokovic che tra semifinale e finale ha giocato quasi nove ore, e come sempre senza sgualcirsi troppo.

A Tsitispas, da oggi numero 4 del mondo, resta il piatto d'argento ricevuto con la faccia imbronciata. Mentre Novak solleva la sua seconda Coppa dei Moschettieri consegnatagli da Bjorn Borg con gli occhi lucidi e i complimenti di rito: «So cosa sta provando Stefanos, ma queste sono le partite in cui impari di più. Diventerà più forte e vincerà tante finali». Quando lui avrà finito di divertirsi: «Tornerò. Ancora per un anno o due...

».

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