L'espressione del viso e il tono delle parole di Beppe Marotta, amministratore delegato della Juventus, in apertura della presentazione di Allegri, erano simili a quelle di un parente costretto a comunicare la notizia del caro estinto. Al suo fianco, invece, la smorfia, quasi un ghigno, del nuovo responsabile tecnico del club, era l'immagine del bambino goduto che ha rubato la merenda al compagno di banco, il più bravo della classe. Singolare che alla manifestazione fosse assente il presidente della Juventus medesima. Il momento è assai delicato, Andrea Agnelli avrà avuto altri impegni, ha portato in visita turistica al Museum il neoassunto e forse stava ancora riflettendo su quella lettera di commiato da Antonio Conte, un'epistola definita con la consulenza del supervisor della comunicazione bianconera. «Ripartiamo da zero». Pensate un po'. La Juventus, reduce da tre scudetti consecutivi, l'ultimo conquistato con la mirabile cifra di 102 punti, riparte da zero. Non so (anzi lo so) che cosa ne pensino i calciatori della stessa squadra, azzerati nel loro patrimonio (Buffon due giorni fa aveva respinto proprio l'immagine della ripartenza da zero ), e mi chiedo, allora, da quale cifra fosse mai partita la Juventus presa in mano da Conte, tre anni fa: forse da -37, -45, -100?
E' la conferma che a Torino le idee sono poche e confuse, i patetici tentativi di impedire la catastrofe (così era definita) della partenza di Conte sono stati l'ultimo segnale di una debolezza che contraddistingue la Juventus del dopo calciopoli, una Juventus che ha cancellato il proprio passato remoto e prossimo, da Boniperti a Del Piero e che, probabilmente, farà lo stesso con Conte già buttato in pasto ai media e ai tifosi come vittima di stress, di disagio psicologico, in evidente deficit, incapace di sopportare ulteriori sfide. Sfide? Quali sfide? Quelle che si accinge ad affrontare l'ex allenatore del Milan la cui compagna ha scritto in epoca bella, con vari tweet, cose di grande raffinatezza nei confronti della Juventus e dello stesso Conte, da vergogna a ridicolo? Non è bastata e non è servita la lezione, quella sì ridicola, di Zaccheroni, pure lui reduce da uno scudetto con il Milan ma anche dal disastro con il Torino. No, la Juventus aiuta i precari e ha preso al volo l'allenatore disoccupato.
Sia chiaro: Allegri non ha colpe, non è responsabile della scelta bianconera, è un professionista serio ma dovrà fare i conti con un ambiente che lo rigetta come accadde con Ancelotti alle cui spalle, però, esistevano figure capaci di esporsi in prima persona per tutelare l'investimento. Questa Juventus non riparte da zero ma da +3, Conte la osserverà senza pentimento ma con lo stesso affetto, non certo sdraiato sul lettino dello psicanalista. Sta benissimo, è a Torino con la famiglia, prenderà a viaggiare per l'Europa, studiando il calcio dei grandi Paesi.
La federazione (chi? quando?) potrebbe convocarlo per la nazionale, un ruolo forse precoce per l'età ma di grandissimo fascino per lo stesso allenatore, di nuovo chiamato (e voluto da tutti, anche dai rivali e nemici) a ricostruire un ambiente e una squadra, come a Torino.Da Massimiliano Allegri a via Gregorio Allegri, sito della federazione italiana giuoco calcio, cambia il nome di battesimo ma anche la storia e la sostanza. Tranquilli, la vita continua e riparte. Non da zero.
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