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Non solo Nibali, i voti della pattuglia azzurra alla Vuelta 2014

Dopo aver dominato il Tour con Nibali, l'Italia si fa valere anche alla Vuelta: quattro vittorie di tappa e due corridori nella top ten. I volti nuovi Aru, De Marchi e Malori si fanno apprezzare. Deludono, invece, la vecchia guardia e i velocisti

Fabio Aru, punta di diamante azzurra alla Vuelta 2014
Fabio Aru, punta di diamante azzurra alla Vuelta 2014

Il miglior Azzurro in terra spagnola è stato senz'altro Fabio Aru, che in tre settimane si è definitivamente trasformato da promessa a realtà per quanto riguarda le grandi corse a tappe. Senza Froome e Contador avrebbe potuto ambire a qualcosa di più del quinto posto finale, ma studiare ciclismo accanto a due professori del genere tornerà utile in futuro. Il giovane sardo è riuscito a stare spesso con i migliori, accusando solo una battuta a vuoto sul Puerto de Ancares. In due altre occasioni, però, li ha battuti, conquistando due successi prestigiosi in salita. Ora lo attende la nazionale di Cassani. In top ten anche Damiano Caruso, nono, ripagato dalla sua regolarità nell'arco delle tre settimane.

Continua a stupire Alessandro De Marchi. Al Tour vinse il premio di "supercombattivo", riconoscimento per i tanti chilometri di fuga accumulati. Stavolta a premiarlo è direttamente la strada, con un successo di tappa: il "rosso di Buja" - questo il suo soprannome - fa sua la frazione di Alcaudete, ovviamente al termine di un attacco da lontano, e conclude terzo a La Farrapona. La vittoria l'avrebbe meritata già al Tour per il coraggio, la determinazione e la resistenza. Pure lui, come Aru, andrà al Mondiale e potrebbe essere un uomo chiave proprio per le sue doti: andando in fuga all'inizio, potrebbe costringere a lavorare le altre Nazionali.

In extremis è arrivata la quarta vittoria azzurra, nell'ultimo giorno di corsa: Adriano Malori è stato il più veloce nella cronometro di Santiago, e anche un po' fortunato dato che dopo di lui ha cominciato a piovere e il suo tempo è diventato inattaccabile. Ciò non toglie nulla alla prestazione dell'atleta emiliano, che quest'anno si era già messo in luce vincendo la cronometro della Tirreno-Adriatico (battendo Cancellara e Wiggins) e ri-vincendo il campionato nazionale a crono. Si tratta della prima vittoria in un grande giro e potrebbe rappresentare il salto di qualità definitivo.

I giovani vanno forte, deludono invece i corridori navigati. Pozzato e Cunego un tempo erano protagonisti, oggi sono relegati al ruolo di comprimari. Un terzo posto a testa come miglior risultato in tre settimane di corsa: davvero poco se si pensa che in bacheca possono vantare una Milano-Sanremo (Pozzato nel 2006), un Giro d'Italia e tre Giri di Lombardia che Cunego conquistò fra il 2004 e il 2008. Il declino pare inarrestabile per entrambi.

Sottotono anche le ruote veloci: Ferrari e Guarnieri portano a casa un terzo posto ciascuno, Guardini nemmeno quello, nonostante alla vigilia fosse lo sprinter con le migliori credenziali e ambisse ad un successo di tappa.

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