Sarà anche un canguro, ma il suo più che un salto è una ricorsa. Cadel Evans non ha più l'età per fare il ragazzino, ma in bicicletta sembra ancora esserlo: «Quando sono in bici sto bene. Certo, ho 37 anni, ma se guardo la voglia, la passione e il divertimento, ho le stesse sensazioni di quando ero un ragazzino...».
È uno dei grandi vecchi del Giro. Potrebbe essere anche il suo ultimo Giro d'Italia e non è da escludere che a fine stagione possa anche chiudere con il ciclismo agonistico. Il suo non è un salto, ma una ricorsa alla maglia rosa, iniziata nel lontano 2002. «È il mio grande sogno - dice con la sua parlata anglo-italiana -. È un amore nato dodici anni fa. Ho vissuto un sogno, vestendo la maglia rosa, ma anche un incubo sul passo Coe, quando persi tutto per via di una crisi di fame (quel suo primo Giro lo chiuse al 14° posto, ndr). Da allora ho sempre pensato di tornare al Giro per conquistarlo. Quinto nel 2010, terzo nel 2013, quest'anno spero di fare meglio».
Ma sarà vero? Il Giro in cima ai suoi pensieri, nonostante l'ex campione del mondo (2009) abbia in bacheca anche una maglia gialla: lui il primo australiano a centrare questo traguardo. «Il Tour è stato per nove anni tutta la mia vita: però mi ha prosciugato. Per me era diventato un'ossessione: la vittoria nel 2011 è stata un sollievo. Ora ho un nuovo sogno, ma non è un'ossessione, è un desiderio: essere il primo australiano a vincere il Giro d'Italia, una corsa che amo profondamente. La corsa di un Paese bellissimo. Io ho vissuto tanto qui da voi, sono nato con i colori della Mapei (Evans si prepara ancora al Centro di medicina sportiva di Olgiate Olona, ndr), ho sposato una ragazza italiana, parlo la vostra lingua e amo tantissimo il vostro Paese».
Grande Evans, simbolo di sportività e semplicità. E anche soprattutto di pulizia.
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