La notte dei due mondi: Atletico o Real, che storia

A San Siro il remake della finale Champions 2014 che può cambiare il futuro dei club. Simeone non è diabolico: "Non voglio sbagliare due volte". Zidane: "È la finale..."

La notte dei due mondi: Atletico o Real, che storia

«De verdad, me encanta».

Il Cholo non vede l'ora di cominciare, tirato, faccia da duro, fa: «Queste sono partite che ti capitano una sola volta nella vita. Anche se per noi è la seconda in tre anni... Ho capito una cosa, che le finali sono belle solo se le vinci, ma ci sono al mondo forse tre club più forti di noi, Bayern, Barcellona e Madrid, e due li abbiamo già eliminati. Per davvero, questa partita mi affascina».

Aveva al fianco Gabi e El Nino Torres, li ha lasciati sfogare poi ha detto cosa succederà stasera: «Vincerà chi domina in mezzo. Casemiro è la chiave del Madrid, lui sarà più determinante di Ronaldo. Con lui possono giocare in contropiede. Non ve ne siete accorti? Dai, hanno giocato così sia all'andata che al ritorno contro il City, ma a me questo non disturba, non trovo che sia una cosa da non fare. Anche a noi accusano di giocare in contropiede, io rispetto l'opinione di tutti ma poi non me ne curo. Adoro sentire il peso della storia, adesso ne ha tanta anche l'Atletico, ci riproviamo e se insisti prima o poi gli obiettivi si realizzano, come nella vita. Dopo la finale di Lisbona qualcuno ha detto: chissà quando ci ricapita». Invece siamo ancora qui con dieci giocatori che a Lisbona non c'erano, e questa è la seconda occasione, quella che non si deve sbagliare. Cosa mi aspetto? Mi immagino che il Real Madrid proverà a fare più gioco di noi. Noi? Giocheremo in undici nella loro area... Ci credete? Neanch'io, non penso che Madrid e Atletico si snatureranno, vincerà chi avrà il dominio del centrocampo». E riparla di Casemiro, il Real l'ha tenuto al fresco proprio per questa sera, Cholo è convinto che sarà la chiave di tutto, possibile che stia progettando di rovesciargli sopra una carriolata di cemento per impedirgli di muoversi, è uno di quei problemi che adora: «Siamo l'Atletico, nati per trovare altre vie per restare vivi», ma quando un cronista madrileno gli chiede quanta percentuale ha nelle vittorie la sua esagerata scaramanzia, Cholo appoggia la schiena alla poltrona a fa: «Questa è una mancanza di rispetto verso l'Atletico, sottostima il nostro lavoro, è dall'inizio dell'anno che ci alleniamo con il medesimo entusiasmo, la medesima intensità e la medesima illusione. Altro non mi sento di aggiungere».

E pensare che Zizou non è sicuro di restare a Madrid anche nel caso di una vittoria e giro del campo con la Champions in mano. Magari è anche questa una differenza che tiene a distanza i loro mondi, l'Atletico senza Diego Simeone non saprebbe da dove cominciare ma ricomincerebbe. Il Madrid probabilmente ha già in mano un nuovo tecnico e Zidane non ha neppure una lontanissima idea da dove ricominciare.

È una di quelle partite dove sono tre le cose da fare, correre molto, sbagliare poco ed eventualmente tirare in porta. Al fianco di Zizou ci sono Marcelo e Sergio Ramos, vietato fare domande sulla finale di Lisbona, quella vinta sull'Atletico, il resto vola via, la vera star è Zinedine Zidane, più algido, più ponderato, arriva e dice: «Che caldo, quanto caldo... E poi devo rispondere a tutte queste domande... Noi? Abbiamo avuto a disposizione quindici giorni per prepararla, adesso vogliamo giocarla».

C'è la fila per chiedergli qualcosa, è la prensa amiga del Madrid preoccupata come per un figlio che sta per dare gli esami, e come sta questo, e come sta quest'altro e poi all'improvviso: Zizou, hai visto negli occhi della squadra l'espressione della vittoria? L'hai vista?

Zizou serio: «Sappiamo soffrire anche noi. Siamo pronti, è la finale». Detto come una benedizione, ancora un po' e qualcuno si inginocchiava.

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