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Orsato tra sogni, mea culpa e diretta Var

"Pronti a parlare dopo. In Inter-Juve sbagliai". E apre all'ascolto dei dialoghi

Orsato tra sogni, mea culpa e diretta Var

Daniele Orsato, 45enne principe dei fischietti italiani, ha segnato una svolta nella comunicazione tra la sua categoria e il mondo del calcio. Almeno secondo la volontà di trasparenza del nuovo presidente degli arbitri Alfredo Trentalange. Orsato, dunque, si è presentato ieri in collegamento a Novantesimo Minuto, introdotto con leggera enfasi da Paola Ferrari come l'evento epocale più grande dopo l'introduzione del Var, e ha risposto alle domande con il rigido distacco tipico della categoria, tanto che Enrico Varriale, che all'inizio ha cercato di buttarla sul confidenziale con un tu decisamente fuori luogo, alla lunga ha dovuto ripiegare disciplinatamente sul lei.

Orsato era reduce da Spezia-Parma, che non stuzzicava certo domande intriganti, e ha precisato che «noi arbitri saremmo disponibili a parlare dopo le partite. Ma per fare chiarezza, certamente non per alimentare polemiche». Come se vivesse su un altro pianeta e pensasse di trovarsi di fronte, nel dopogara di qualsiasi stadio, a un circolo di lord con la tazza del tè in mano. Tanto è vero, per non fare polemica, che anche ieri si è pensato subito di chiedergli chiarimenti su un Inter-Juve di tre anni fa, con Orsato che ha ammesso di aver sbagliato a non espellere Pjanic. Ma, in un paese dove si discute ancora del rigore su Ronaldo del secolo scorso e del gol annullato a Turone quarant'anni fa, figuriamoci che cosa possa succedere se l'Orsato di turno si presentasse davanti alle telecamere dopo un derby o un Inter-Juve, per dire «scusate ho sbagliato».

Molto più credibile la sua condivisione dell'idea di rendere pubblica, in diretta, la conversazione tra l'arbitro e il Var, «perché noi non abbiamo nulla da nascondere e, anzi, aiuterebbe a interpretare le situazioni». Come nel rugby. Interessante anche sentire Orsato dire «beato Var, perché ci dà una grossa mano. A noi la tecnologia non dà nessun fastidio, anzi». E soprattutto sentirgli spiegare che le squadre italiane in Europa non perdono certamente perché si arbitra in modo diverso. «Io ho diretto tante partite di Champions e, vi assicuro, le arbitro come quelle di campionato».

La differenza è che lui in Europa ha avuto l'onore di dirigere anche l'ultima finale di coppa Campioni, mentre in Italia non dirige l'Inter dal 2018. Dov'è l'errore?

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