di Tony Damascelli
Perché stupirsi della vicenda di Salerno? Perché allarmarsi per il comportamento dei calciatori della Nocerina? In questo nostro bel paese la piazza decide, non il popolo che è sovrano, ma la piazza dei ribelli, degli hooligans, degli indignati, ma soltanto nel week end, degli antagonisti, dei no tav, degli ultras che essendo oltre, per etimo, non vogliono, non possono e non debbono essere al di qua.
È il calcio che si è offerto ai tifosi delinquenti, al nostro meraviglioso pubblico che se ne fotte dei divieti, delle tessere di riconoscimento, dei tornelli, delle videocamere. Che sugli spalti di Juve-Napoli intona: «Noi cantiamo quello che vogliamo» (dove «quello» è parola diversa). È il football che permette ai tifosi di sospendere il derby di Roma, che obbliga i calciatori del Genoa a consegnare ai curvaioli le maglie di gioco, consenziente il signor Preziosi, presidente del club; è il football che urla contro i neri provocando sdegno ma può liberamente esporre striscioni contro chi ha tentato un suicidio e non trova rimprovero e censure.
È il Paese che permette ai manifestanti di imbrattare i muri, di frantumare vetrine, di incendiare cassonetti e di tornare a piede libero, secondo le ultime notizie di tribunale, perché nulla di serio è accaduto. È l'Italia degli assenteisti, dei pianisti in Parlamento, degli evasori pluriennali ma scoperti soltanto oggi, dei dirigenti, supervisori delle compagnie assicurative, corrotti dalle stesse agenzie che loro stessi dovrebbero controllare, degli scafisti, non soltanto quei bastardi che scaricano vite disgraziate, ma quelli in giacca e cravatta che speculano, usurai autorizzati, sui nostri conti correnti bancari, dunque la nostra esistenza. È una deriva quotidiana che non ha limiti e che nel calcio sta esplodendo e viene illustrata non soltanto dal malaffare delle scommesse clandestine ma dal comportamento pubblico dei suoi attori, screanzati, campioni fasulli, viziati e, per la maggior parete, ignoranti, avendo frequentato più discoteche che dizionari della lingua italiana. Quelli della Nocerina non hanno avuto il coraggio di sporgere denuncia nei confronti dei ricattatori perché il calcio e i suoi protagonisti, vivono sotto schiaffo, dei procuratori e degli ultras. Sono questi a dirigere il gioco, sono questi a permettere di scavalcare il muro della decenza. L'isola si è attaccata al continente, lo scandalo è tossico, dovunque, comunque. Forse ce lo meritiamo. L'Italia del vaffa day che altro propone? Quali sono i suoi punti di riferimento? Quali i suoi nuovi valori mentre la nave è piegata sul fianco?
Dunque che nessuno strilli contro il football del sud o del centro o del nord. È l'Italia nostra, dove cresce la misantropia, l'avversione a chiunque e a qualunque cosa, dove la potenza è stata sostituita dalla prepotenza, dove il dialogo è stato annientato dall'insulto, l'elettore è idiota, il manifestante è intelligente, la democrazia è finta, l'agoracrazia è genuina. I modelli cui ispirarsi, nello sport, nella politica, nella comunicazione radiotelevisiva, nel giornalismo, sono spesso violenti nella loro dialettica, riconosciuti e riconoscibili, per questo si esaltano, si autocelebrano, perchè incantano gli astanti, spesso li ricattano.
«Non sempre la violenza è sinonimo di malvagità. Ciò che è malvagio è l'infatuazione della violenza».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.