Una furtiva lacrima sul volto di Mourinho e i social si inondano di nostalgia. Il vecchio Special One che si commuove pensando alla propria lontananza dalle panchine e gli orfani di Mou che accorrono a consolarlo nel momento di difficoltà. Dimenticando che in fondo il portoghese sembra avere il pianto facile, come nella notte trionfale di Madrid quando salutò l'Inter appena tornata sul trono d'Europa dopo 45 anni per rincorrere la propria ambizione e lasciare il Bernabeu sull'auto di Florentino Perez. Anche allora pianse, e disse che lo stesso Moratti l'aveva capito, ma questa volta sembra invece che nessuno voglia più assecondarlo, tanto che la lontananza dal calcio comincia a pesargli. D'altra parte è comprensibile che uno dei più grandi protagonisti del calcio mondiale degli ultimi vent'anni si trovi a disagio nel ruolo di disoccupato. Come se la sua competenza non servisse più a nessuno. Difficile credere però che lo stesso José non ne conosca le cause. In fondo basta scorrere le classifiche dei tecnici più pagati dell'ultimo decennio per trovarlo sempre sul podio. Difficile trovare un contratto adeguato a un signore che fino alla separazione del Manchester United era l'allenatore più pagato del pianeta calcio (26 milioni l'anno, mica bruscolini) e che sicuramente davanti a qualche proposta di lavoro difficilmente abbasserebbe le pretese. Non solo, pare che in quasi vent'anni di carriera ad altissimo livello, Mou sia stato pure il tecnico che ha fatto spendere i presidenti più di ogni altro: per aiutarlo a vincere, i suoi club hanno speso oltre un miliardo e mezzo di euro. Di certo non si può dire che sia un tecnico che allena i giocatori che si ritrova a disposizione.
«Mi manca tanto il calcio», ha confidato con un velo di tristezza, e anche a noi in fondo manca Mourinho per quello che era il vero Special One: amato o odiato senza mezze misure per quello che ha rappresentato. Ma sinceramente sono ben altri i disoccupati per cui dobbiamo rattristarci.
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