Milano Mezzo favore al Milan. Mezzo perché l'Inter non è riuscita a piegare la resistenza della Roma lasciandola a distanza di sicurezza dal Milan, ma almeno ne ha ridotto le cadenze della rimonta che adesso l'ha portata a una sola lunghezza dai gattusiani. Mezzo favore al Milan e mezzo anche a se stessa poichè perdere a San Siro, al cospetto di una rivale, significa rovinarsi la Pasqua e anche la settimana che porta alla sfida con la Juve. Alla stoccata di El Shaarawy ha replicato nella ripresa il colpo di testa sotto misura di Perisic e forse è la fotografia a una serata di discutibile genio neroazzurro e alla ridotta energia della Roma, per un tempo brillante protagonista e poi nella ripresa accucciatasi nella sua metà campo secondo la tradizionale volontà del suo tecnico.
La prima differenza, quasi plastica, compare subito.
Di là c'è Dzeko che apparecchia calcio di gran livello e mette in moto El Shaarawy per il sigillo del vantaggio romanista, di qua Lautaro che pizzica il palo di testa alla prima (e unica in 45') palletta utile senza riuscire a sedare la clamorosa contestazione di San Siro nel nome di Icardi. La curva nord lo fischia quando si accomoda in panchina e intona cori ostili più tardi, il resto dello stadio disapprova e così mentre la Roma veleggia sicura praticando il calcio che più le aggrada, l'Inter patisce anche questo divorzio intestino al tifo che complica il lavoro quasi per intero affidato a Borja Valero e a Politano, incaricato di cercare la testolina di qualche sodale in mezzo all'area. Nel finale della prima frazione una deviazione di Fazio e un colpo di testa di D'Ambrosio procurano qualche brivido all'algido Ranieri ma è davvero poco per rovesciare l'equilibrio del risultato e il comando del gioco. La partenza della Roma, autorevole e sfacciata, è di quelle che sorprendono forse persino i cronisti arrivati da Roma oltre che tutta l'Inter rimasta impietrita dinanzi alle prime combinazioni procurate dal piede educatissimo del centravanti bosniaco. Lui si divora un gol fatto, Kolarov sfiora il bersaglio ma è solo l'anticipo del sigillo successivo.
Nove minuti dopo l'inizio della ripresa, quando Spalletti non può che procedere all'inevitabile cambio (fuori Nainggolan deludente, dentro Icardi), la spaccatura di San Siro interista si manifesta ancora più violenta. Eppure qualcosa succede proprio dopo quella mossa della panchina. Perché preoccupati di controllare Icardi, in uno dei tanti cross provenienti dalle retrovie, le sentinelle di Ranieri si dimenticano di Perisic il quale sbuca alle spalle di tutti per confezionare il confetto del meritato 1-1. A quel punto la Roma sceglie di far sfogare l'Inter ritoccando lo schieramento (dentro Zaniolo e Kluivert) prima di rimettere il muso davanti per qualche scorribanda.
Icardi a dire il vero entra nel vivo del gioco interista in un paio di circostanze e senza firmare prodezze riceve il consenso della parte più numerosa del pubblico. Alla fine è proprio questo il vero tormento dell'Inter: avere una risorsa come Icardi e ritrovarsi con l'ostilità della curva che l'ha eletto a nemico pubblico numero uno. Che autogol.
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