Parigi ci riprova senza stelle

Arriva Luis Enrique e lo spagnolo inaugura il nuovo corso basato più sulla crescita dei talenti, con l'eccezione di Kvaratskhelia strappato in corsa al Napoli, ed ecco la scalata alla finale europea dopo aver annientato mezza Inghilterra

Parigi ci riprova senza stelle
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Parigi ci riprova. Dopo aver cambiato completamente rotta e filosofia, allenatore e squadra. Parigi ci riprova per ricucire il lungo e tormentato rapporto tra la Francia e la coppa più prestigiosa, guarda caso inventata proprio dai francesi parigini de L'Equipe, il giornale che per primo nel 1955 lanciò l'idea di un campionato europeo per club. Peccato, però, che gli ideatori del torneo più bello siano poi riusciti una sola volta a mettere le mani sulla coppa più sognata d'Europa, e per giunta con una squadra non della capitale, ma con l'Olympique Marsiglia che la soffiò proprio al Milan nel 1993. Per la capitale della grandeur la coppa invece è rimasta un eterno tabù, anche perché per anni Parigi non ha avuto una squadra all'altezza del grande calcio e lo stesso Paris St.Germain è una squadra inventata forzatamente dalla federcalcio nel 1970 e cresciuta definitivamente solo quando se ne sono impossessati gli sceicchi qatarioti. Ma prima e dopo quel trionfo marsigliese del '93 per i francesi è stata una maledizione totale, culminata nell'unica finale giocata e persa dallo stesso Paris a Lisbona contro il Bayern nell'anomala edizione dell'anno del Covid, il 2020.

Era il PSG delle figurine mirabolanti di Al-Khelaifi che aveva voluto Neymar da affiancare all'astro nascente Mbappè, ma anche Thiago Silva e Di Maria, Marquinhos e Ander Herrera, per non dire di Verratti. Andò male anche quella volta, ma Khelaifi l'anno seguente non volle cambiare filosofia, aggiungendo alla galleria niente meno che Leo Messi con Hakimi e Sergio Ramos e persino Donnarumma, miglior portiere dell'Europeo. Non era altro che l'ultima ondata di fenomeni che avevano sempre vestito la maglia rossoblù senza mai vincere nulla di grandioso: da Weah a Ibrahimovic, da Leonardo ad Anelka, da Ronaldinho a Icardi e Cavani, persino a Beckham e Buffon. Poi, improvvisamente, la svolta: via Mbappé con tutte le figurine, basta inseguire grandi nomi e facili illusioni.

Arriva Luis Enrique e lo spagnolo inaugura il nuovo corso basato più sulla crescita dei talenti, con l'eccezione di Kvaratskhelia strappato in corsa al Napoli, ed ecco la scalata alla finale europea dopo aver annientato mezza Inghilterra: Liverpool, Aston Villa e Arsenal. E adesso l'Inter per riportare la coppa dove è nata 70 anni fa.

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