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Tra paure e capricci sabato riparte la A

Tra paure e capricci sabato riparte la A

Ultima settimana di propaganda calcistica. Da sabato diciannove si vota, cioè si gioca, fine delle promesse e delle premesse, tre punti o uno, oppure zero, non ci sono alternative. Va da sé che gli alibi sono mille, il virus, i tamponi, il mercato ancora aperto, la preparazione incompleta, l'assenza di pubblico, gli orari, la canicola, le modifiche del Var, tutta roba buona per pararsi il volto o altra parte del corpo e rinviare verdetti e sentenze ai mesi prossimi. Si ricomincia dal nono scudetto consecutivo, sul campo non ci sono dubbi, della Juventus e, a proposito, risulta singolare ma tipicamente esemplare della schizofrenia del nostro calcio, gli allenatori che hanno conquistato gli ultimi due scudetti, Allegri e Sarri, sono disoccupati. Ricchi di denari ma senza panchina. Le indicazioni di questi giorni non possono chiarire lo stato dell'essere di tutte le squadre, amichevoli di peso piuma, primi infortuni seri, Zaniolo su tutti, ricerca di intese, nuovi arrivi, debutti assoluti di allenatori, Pirlo per dire, insomma un momento anomalo come è anomalo tutto questo disgraziato duemila e venti che trascinerà ancora a lungo le sue ombre grigie. Molti, dunque, gli interrogativi, sulla Juventus il cui azionista di riferimento chiede il decimo titolo, quasi ci sia una infantile assuefazione alla vittoria, sull'Inter che è un album di figurine voluto dal suo allenatore capriccioso come un pupo sul seggiolone, sul Milan che punta sui vent'anni di Tonali e i quasi quaranta di Ibrahimovic, sul Napoli del tamponato presidente che conta cinque centravanti a differenza della Juventus di cui sopra, sulla Dea di Bergamo che potrebbe confermare una stagione bellissima macchiata dalla depressione del suo artista, sulle due romane che sono per il distanziamento societario, la Roma ha un nuovo padrone americano che non fa promesse avendo il portafoglio sgonfio, la Lazio il cui proprietario ha invece il conto solido in banca ma preferisce il low cost. Ultimi cinque giorni di comizi e promesse, poi, ultimi in Europa, come sempre, proveremo a credere, di nuovo, alla favola del pallone, convinti di essere i migliori.

Fino al fischio d'inizio.

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