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Pipita o Napoli? La Juve dirà chi fra i due ha perso di più

Sarri & C. traditi ma ora lui in bianconero conta meno. Allegri: "Per lui sarà una sfida da libro Cuore"

Pipita o Napoli? La Juve dirà chi fra i due ha perso di più

Torino - Chissà se ci credeva davvero, Max Allegri, quando ieri ha parlato dell'odierno Juve-Napoli come «partita da libro cuore». Perché risulta difficile immaginarla proprio così. Il motivo ha un nome e un cognome, ovviamente: Gonzalo Higuain. Centravanti che a Napoli hanno adorato fino a metà estate, salvo rimanere di sale quando lo stesso ha deciso di accettare la corte della Signora: in quel preciso istante è diventato un traditore e basta. Stasera senza tifosi partenopei allo Stadium, l'agonizzante calcio italiano si fa del male anche così non potrà insomma essere una serata normale. Troppe sensazioni forti, troppi sentimenti di rivalsa, troppa emozione: la speranza è che ne esca una gran partita di pallone, il rischio è che ci siano troppi calci. Intanto, va detto che il Napoli allo Stadium non solo non ha mai vinto, ma ha pure sempre perso: 3-0, 2-0, 3-0, 3-1 e 1-0. Oggi, con Higuain da questa parte, chissà. Intanto, il Pipita non segna da quattro partite e 294' (ultimo gol, il 2 ottobre a Empoli) e un digiuno così prolungato non è da lui: un'astinenza tanto evidente si è registrata lo scorso febbraio, quando poi De Laurentiis ebbe la magica idea di stuzzicarlo sul peso iniziando la marcia di allontanamento dal suo giocatore più rappresentativo. Il quale poi chiuse sì la stagione realizzando 36 reti, ma maturando pure l'idea di andarsene.

A Torino, dalla Juventus una volta nemica e basta. Dove però non è che per il momento tutto luccichi: ha segnato sette gol in 852' (uno ogni 121'), però l'intesa con Dybala non è mai davvero decollata e quella attuale con Mandzukic è tutta da verificare. Ufficialmente la Juve si dice soddisfatta dell'investimento fatto («è il miglior finalizzatore al mondo», ha confermato Nedved), però lo stesso Allegri ammette che «lui e i compagni devono ancora approfondire la conoscenza. Io comunque sono contento, sia per quello che fa in attacco che nella fase difensiva. Lo vedo sereno. Se gli ho parlato? Non c'è bisogno. In questi casi, l'allenatore ha due scelte: o non farlo giocare, e ci sta, o non dirgli niente e mandarlo in campo». Buona la seconda, ovviamente. «Qui non deve segnare tutte le partite ancora Allegri -. Conta il risultato a fine stagione: solo quello. La scelta che ha fatto va accettata, non è un traditore, siamo professionisti: tutte le cose della vita iniziano e finiscono. I tifosi napoletani devono essergli riconoscenti per quello che ha dato e viceversa: lui alla città è molto legato».

A De Laurentiis meno, ma questo è un altro discorso. Meglio badare comunque solo al campo, dove il processo di adattamento continua non senza qualche fatica: a Napoli i due esterni erano al suo servizio, a Torino si gioca (per ora) con il 3-5-2 e non è dettaglio da poco perché gli spazi sono diversi e diverso è il modo in cui la palla viene portata avanti. Da signore incontrastato che era, il Pipita deve forse ancora abituarsi all'idea di essere uno dei tanti: se lo farà, la Juve diventerà pressoché inarrestabile almeno in Italia. In caso contrario, qualche piccolo problema potrebbe saltare fuori.

Stasera se ne capirà forse qualcosa di più, anche se Allegri ha spostato l'attenzione sul match di mercoledì contro il Lione che, se vinto, garantirebbe alla Juve il passaggio del turno: arrivarci però senza cattivi pensieri è quasi obbligatorio.

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