Poborsky, il giustiziere dell'Inter: "La barba mi ha quasi ucciso"

Karel Poborsky, il centrocampista ceco che fece perdere lo scudetto all'Inter con la doppietta segnata nel celebre 4-2 del 5 maggio 2002, ha raccontato di avere quasi perso la vita a causa di una zecca che si era annidata nella sua barba incolta

Poborsky, il giustiziere dell'Inter: "La barba mi ha quasi ucciso"

"La mia barba mi ha quasi ucciso. Sono salvo per miracolo". A parlare è l'ex calciatore ceco Karel Poborsky, ricordato dai tifosi italiani per la sua esperienza con la maglia della Lazio e soprattutto per la doppietta rifilata all'Inter il 5 maggio 2002 nel match dell'Olimpico che di fatto scucì lo scudetto dal petto dei giocatori nerazzurri. Dopo il ritiro dall'attività agonistica, Poborsky è diventato presidente di una piccola squadra della Repubblica Ceca, la Dynamo Ceske Budejovice, il club che lo lanciò nel grande calcio prima del suo passaggio allo Slavia Praga e successivamente a importanti società europee come il Manchester United.

Poborsky, 15° nella classifica del Pallone d'Oro 1996 grazie all'eccellente Europeo giocato quello stesso anno con la nazionale del suo Paese, ha rilasciato un'intervista al quotidiano britannico Guardian dove ha raccontato di avere rischiato di morire nel 2016 a causa... della sua barba. Ora sta bene ma tre anni fa, racconta il diretto interessato, "Sono stato messo in coma indotto. Dopo essermi svegliato, mi hanno chiesto quale fosse il mio nome. Tutti i miei muscoli facciali erano paralizzati, ho trascorso tre settimane in quarantena in ospedale sotto potenti antibiotici. Non potevo mangiare, dovevo tenere gli occhi coperti perché ero molto sensibile alla luce. Ero parecchio spaventato. Se fossi arrivato in ospedale un giorno più tardi, questa intervista non sarebbe mai uscita", le scioccanti parole dell'ex giocatore di Slavia Praga e Benfica. Ma per quale motivo era stato ricoverato d'urgenza?

A suo dire, pare che alla base delle sue gravi condizioni di salute ci fosse una zecca che si è nascosta nella sua barba incolta trasmettendogli la malattia di Lyme, una patologia infettiva causata proprio da questi piccoli insetti che può portare a gravi complicanze cardiache e in alcuni casi alla morte del paziente. Una brutta disavventura a cui Poborsky è fortunatamente scampato, potendo concentrarsi sugli impegni professionali come massimo dirigente della Dynamo Ceske Budejovice e come testimonial degli Europei del 2020, i primi della storia a non disputarsi in una sede fissa.

Diversamente dall'edizione del 1996, disputata integralmente in Inghilterra in cui Poborsky fece parlare di sé per il gol segnato al Portogallo nei quarti di finale, rete che fu premiata come la migliore della competizione.

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