Borsa leggera, cuore pesante. E viceversa. Nel calcio un vecchio detto che funziona sempre. Basta guardare la faccia del portafoglio di Inter e Milan. Che dire: rosso? nero? azzurro? In assoluto non una bella faccia. Ma da una parte c'è un presidente-padrone che vuol tagliare gli stipendi, dall'altra un padrone quasi per caso che offre 8 milioni a Donnarumma e ne ha già concordati 7 per il pingue portafoglio di un Ibrahimovic non sempre sano di muscoli (difficile vederlo anche nell'ultima sfida con l'Atalanta). Così le due facce delle milanesi si proiettano sull'incrocio con Roma e Torino, altre facce di un campionato del vorrei ma non posso talvolta non riesco. Eppure oggi Milano dovrebbe avere il sorriso della soddisfazione: l'Inter ha rivinto lo scudetto dopo 11 anni, il Milan può tornare a respirare aria di Champions. Gli uni hanno trovato bomber insperati contro la Juve, gli altri lucidano i gioielli e oggi giocheranno con una maglia di fantasia coloristica. È il fine campionato più ottimistico che Milano potesse desiderare.
Ma bisogna guardare le foto: fatti e personaggi. E forse è vero che la miseria si nasconde nei pensieri prima di arrendersi al portafoglio. Marotta mette il trucco alla brutta faccia di un portafoglio piangente dicendo: «Bisogna trovare un modello di sostenibilità». E Conte cerca di nascondere la polvere sotto il tappeto chiamando l'armata a raccolta: «Dobbiamo vincere le ultime tre partite e onorare lo scudetto fino in fondo». Poi c'è il silenzioso presidente bravo a presentarsi quando c'è da raccogliere gloria, implacabile nel buttarsi alle spalle proposte non mantenute e nel promettere stipendi dilazionati, se non tagliati. Difficile pensare che tiri bella aria nello spogliatoio. I giocatori fanno passare spifferi attraverso la voce dei procuratori ed, allora, comincia la conta degli insoddisfatti o di chi potrebbe esserlo: Bastoni e De Vrji, Barella e Lautaro Martinez. Altri sono già con la valigia fuori dalla porta. Il problema sta tutto in accordi troppo onerosi per il bilancio: peccato ricordarsene solo ora. Il conto parla di 144,5 milioni lordi in stipendi. Il portafoglio è desolatamente ristretto, i padroni orientali propongono un metodo al quale non eravamo abituati: meglio tagliare. Il governo detta legge: a casa loro hanno chiuso il club padronale e senza onorare tutti gli accordi. Qui cercano di evitarlo. Non c'è scudetto che tenga.
Invece i padroni Usa del Milan sono più in sintonia con usi e costumi del pallone nostro. Non sguazzano nei soldi, ma giocano di sponda con il cuore tifoso. Donnarumma è tornato Dollarumma per esose richieste, ma il club non molla e Pioli avvisa: «Alla fine faremo i conti». Sta giocandosela: non offre un taglio di stipendio bensì si è vincolato ad un corposo rialzo. Non oltre. Il cuore tifoso assolverà i padroni.
C'è fermezza e furbizia, ecco la linea di demarcazione tra Inter e Milan: il
club rossonero flirta con Calhanoglu, probabilmente spenderà 28 milioni per riscattare Tomori. Il Milan di Elliott non può dirsi più ricco dell'Inter di Suning, ma nelle ultime partite non c'è in palio solo il portafoglio.
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