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La Premier ha 30 anni e scopre che gli hooligans adesso sono in campo

Lo scontro Conte-Tuchel, la testata di Nuñez: il torneo più ricco del mondo è da cartellino rosso

La Premier ha 30 anni e scopre che gli hooligans adesso sono in campo

Uno dei primi passi per la lotta agli hooligans, nell'Inghilterra ansiosa degli anni Ottanta, fu l'introduzione delle telecamere a circuito chiuso, unita alla possibilità di arresto non in flagranza di reato. Non si poteva però prevedere che un giorno per individuare i violenti sarebbero bastate le telecamere normali, quelle televisive: domenica scorsa, ad esempio, primissimo piano su uno scontro tra un italiano e un tedesco, Antonio Conte e Thomas Tuchel. E poi la testata di Darwin Nuñez del Liverpool a un avversario, con conseguente cartellino rosso.

Stiamo scherzando, ovviamente, ma la progressiva epurazione dei facinorosi dagli stadi, parte della transizione dalla First Division alla Premier League, stesso campionato ma nome diverso e molti più denari dalle emittenti tv, ha trasformato in negativo l'atmosfera degli impianti, ora volutamente molto più «americani»: speaker/Dj che urlano da mezz'ora prima della partita, musica che fa tremare i seggiolini, immancabile inno a comando - diffuso dagli altoparlanti e dunque non spontaneo - e insomma tutta roba che contribuisce a dare una fenomenale impressione allo spettatore televisivo. Borghese o straniero, ma che difetta di quel clima di sottile tensione che un tempo nasceva anche dal fatto che già a un'ora e mezza dal via gli spalti erano gremiti e fremevano.

Ora è panem (ben condito) et circenses, e a parte qualche sgradevole episodio lontano dagli stadi, molto saltuario, testimoniato solo sui social media e ignorato dai quotidiani che un tempo invece sparavano a mille ogni accenno di teppismo, l'azione più feroce è in campo o nei suoi paraggi. Lo scambio tra Conte e Tuchel è durato poco, mentre sei anni fa il finale di un altro Chelsea-Tottenham era stato segnato da una rissa e ancora prima c'era stato il famoso episodio della fetta di pizza lanciata - pare - dal centrocampista dell'Arsnal, e neo-comasco, Cesc Fabregas ad Alex Ferguson nel tunnel. La splendidamente ribattezzata «Battle of the Buffet», seguita prima della gara di ritorno da un duro faccia a faccia tra i capitani, Roy Keane e Patrick Vieira. Prendete i nomi di Ferguson, José Mourinho, Roberto Mancini, David Moyes, Alan Pardew e soprattutto Arséne Wenger, allenatore di quell'Arsenal del Buffet, mescolateli e otterrete una serie di scontri o scenate.

Mancini nel 2010 prese molto male il tentativo di Moyes, allenatore dell'Everton che stava battendo il suo Manchester City 2-0, di trattenere un pallone per perdere tempo, e gli saltò addosso, mentre Pardew da allenatore del West Ham nel 2006 esultò un po' troppo per i gusti di Wenger e da tecnico del Newcastle, nel 2014, diede una... testata a David Meyler dello Hull City, colpevole di voler prendere la palla uscita per una rimessa laterale. Spettacolo, anche se di dubbio gusto. Basta che non si trascenda, e a dire il vero nell'ultimo anno negli stadi qualche eccesso c'è stato, da parte dei tifosi.

Le autorità si sono preoccupate: ma Conte e Tuchel ora le hanno distratte ancora.

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