Calcio

Il processo Juve e la Figc "dottor sottile" ma solo per ora

C'è un curioso dibattito promosso a latere del processo intentato dalla procura di Torino sui bilanci della Juve che merita un approfondimento

Il processo Juve e la Figc "dottor sottile" ma solo per ora

C'è un curioso dibattito promosso a latere del processo intentato dalla procura di Torino sui bilanci della Juve che merita un approfondimento. Nel mirino è finito il presidente della Figc Gabriele Gravina e la scelta, non ancora definitiva, di astenersi dalla costituzione di parte civile alla prima udienza subito rinviata al 10 di maggio. La spiegazione è di due tipi: uno formale, l'altro sostanziale. Vediamo il primo: la Figc non è obbligata a farlo, non l'ha fatto nemmeno l'agenzia delle entrate perché ancora non si sa se ci sarà il rinvio a giudizio e soprattutto se il processo sarà incardinato a Torino o a Milano (sede della Borsa) come chiedono i legali della Juve. Va precisato che diverso è lo scenario del 2006: allora la Figc era commissariata e non aveva un governo eletto dai club. C'è poi una spiegazione sostanziale che richiama alcuni precedenti e che riguarda la materia in discussione che non attiene un regolamento calcistico (esempio: stipendio non pagato, di qui la penalizzazione) ma profili contabili legati alla correttezza o meno dei bilanci presentati. Questo significa che l'eventuale costituzione è ancora possibile. Anche per questo la previsione è che la Figc si asterrà dal farlo dopo il 10 maggio oltre che per coerenza rispetto ad altri provvedimenti. In occasione del famoso Juve-Napoli rinviato in periodo di Covid, dinanzi al collegio di garanzia del Coni Gravina non si presentò perché in discussione c'era la validità di un provvedimento statale (l'obbligo a non partire delle Asl di Napoli) rispetto a un regolamento calcistico. Diverso invece il caso della Lazio (schierò Immobile dichiarato positivo a Torino aggirando un regolamento della stessa Federcalcio). Di qui la vera obiezione all'assenza della Federcalcio dinanzi al collegio di garanzia del Coni del 19 aprile: perché è rimasta a guardare se in gioco c'è la sentenza della Caf, organo supremo della giustizia calcistica? Risposta di parte: perché non tocca a Gravina stabilire se i 15 punti sono la giusta punizione per le plusvalenze. È questo un ragionamento più da dottor sottile che da presidente.

Forse attiene alla voglia di accreditarsi un ruolo super partes persino rispetto agli organi di giustizia sportiva.

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