Il Milan è alla prova del nove. La prova regina per capire se, i primi cedimenti scanditi dalla nuova stagione inaugurata tra gli sprechi e gli affanni finali di Salerno, sono segnali preoccupanti di una logorante involuzione del gruppo titolare oppure no. «Non abbiamo la pancia piena, abbiamo vinto un solo trofeo» è la risposta sul tema del giorno offerta da Stefano Pioli che conosce perfettamente lo stato della testa e delle gambe del suo gruppo e che continua a ripetere un giudizio appuntito («appena recupereremo tutti saremo più forti») per far capire che finora non si è mai aggrappato al numero dei tanti assenti (ai primi di gennaio furono addirittura 9, oggi col recupero di Kjaer e Rebic sono diventati molti meno) per non fornire alibi ai suoi e anche per non puntare il dito sul proprio staff di collaboratori. La Supercoppa d'Italia è fatta apposta per confermare o smentire le sicurezze ostentate a Riad che hanno origine non solo dalla sosta mondiale poiché qualche tendenza - i gol in più incassati - era emersa già nel nuovo torneo tra agosto e metà novembre. Per questo banale motivo nelle ultime ore è emersa l'intenzione di riportare Kjaer, reduce da un tormentato periodo post-operatorio, al centro della difesa in coppia con Tomori, lasciando in disparte Kalulu. Si perde in velocità e aggressività, si guadagna in mestiere e posizione. È un rischio al cospetto di Lautaro.
È come ammettere che nella sfida secca, contro un rivale di grande spessore tecnico e fisico, c'è bisogno soprattutto di un leader capace di guidare tutto il reparto nei momenti di grande turbolenza che sicuramente arriveranno. Gli farà compagnia il ritorno di Tonali a centrocampo, altro esponente di indubbia personalità e carisma. Vale la pena di rammentare che nel precedente derby di campionato, l'Inter sfiorò la rimontona e fu respinta da una parata-capolavoro di Maignan, il vero grande assente di questi ultimi mesi. Con la Roma, per esempio, i minuti finali sono stati fatali e hanno consentito a Mourinho di risalire la china di una sconfitta molto più netta dello 0 a 2 fin lì maturato.
C'è un altro aspetto sul quale Pioli è chiamato a decisione forte e coraggiosa. Riguarda la strategia da adottare. L'Inter ha ingolfato il palleggio del Napoli aspettandolo sornione nella propria metà-campo e colpendolo ripetutamente in ripartenza. È lo svolgimento che ha fatto dire ad Arrigo Sacchi «è un calcio da anni 60» e a Cassano di esprimere per la prima volta critiche per la prova col Verona.
Il Milan di Pioli non è fatto per aspettare ma non può nemmeno rischiare di consegnarsi alle migliori caratteristiche del team di Simone Inzaghi. Perciò alla fine servirà una prova di grande intensità e precisione nelle giocate, come mai viste fin qui dall'inizio del 2023.
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