Seicento diciotto giorni dopo l'ultima volta, l'Inter è di nuovo da sola in testa al campionato. Almeno fino a oggi. Merito della quarta vittoria in altrettante partite, l'ultima delle quali ottenuta ieri ai trenta grandi di Crotone: Skriniar (primo gol in serie A in carriera) e il solito Perisic sono stati sufficienti per avere ragione della squadra calabrese, a dire il vero più che discreta e addirittura preferibile ai nerazzurri fino a quando è andata sotto nel punteggio. Siccome però il calcio è sport strano, alla fine gioisce la Beneamata (dieci reti fatte e una sola subita, finora): incapace lo scorso campionato di fare la voce grossa con le piccole (solo 41 punti raccolti sui 60 disponibili contro le ultime dieci della classifica: la Juve, per esempio, era arrivata a 55), cinica adesso. Per arrampicarsi lassù, vincere certe partite è fondamentale e, insomma, Spalletti ha di che gioire: per di più, il comandante nerazzurro non aveva mai vinto le prime quattro partite alla guida di una squadra di serie A e pure questo è un bel segnale.
Fin qui, le note positive. Che comprendono anche (soprattutto) Handanovic, decisivo nel dire no a metà ripresa a un colpo di testa di Rohden da distanza ravvicinatissima dopo essere già stato provvidenziale in uscita su Tonev. Due mezzi miracoli, a dirla tutta: senza i quali adesso i discorsi sarebbero probabilmente del tutto differenti, pure perché a quel punto il Crotone pareva averne di più. Ringraziato il suo numero uno sloveno, il resto veniva di conseguenza: Skriniar, ragazzone sveglio e scaltro, buttava la palla dentro al termine di una mischia che poco aveva a che fare con il bel calcio, ma quel che più contava era il risultato. Messo infine al sicuro da Perisic, letale nel suo incedere sulla sinistra e tra i più pericolosi per tutto il corso del match, a differenza di un Icardi impalpabile e quasi impresentabile non solo per il colore dei capelli. Abituati però negli ultimi anni a una classifica deficitaria, i tifosi nerazzurri hanno di che sorridere guardando per il momento tutti dall'alto in basso: per il bel gioco ci si attrezzerà più avanti, con il morale in costante ascesa.
L'Inter aveva iniziato in maniera lenta e prevedibile. Con i due esterni D'Ambrosio e Dalbert che non arrivavano quasi mai sul fondo, Candreva fuori dalla cronaca e Icardi sovrastato. Tra i pochi a salvarsi fin da subito e a mostrare qualcosa in più di uno stantio tic-toc, il solito Perisic: una conclusione da fuori, un paio di buone iniziative sulla sinistra e la palla consegnata con i tempi giusti a Joao Mario nell'azione più pericolosa di marca nerazzurra in tutto il primo tempo: calciando però fuori (di poco) il portoghese, a metà gara si era ancora sullo 0-0. Con il Crotone che aveva prodotto quel che poteva: non tantissimo, ma del resto mica si potevano pretendere scintille clamorose da parte di chi non ha ancora segnato un gol in campionato. E, comunque, Tonev aveva impegnato Handanovic dopo pochi minuti, Budimir ci aveva provato pure lui e una punizione di Martella era finita a lato non di troppo.
Salvata poi altre due volte dal proprio portiere, l'Inter infine sorrideva. Entusiasta della propria graduatoria: non è poco. «La classifica non ci deve interessare così Spalletti -. Poca qualità in campo? Forse. Ma tanta personalità».
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