Quei simulatori più forti di ventisei telecamere

Quei simulatori più forti di ventisei telecamere

Di Neymar s'è detto. I suoi rotolamenti che, più che scontri di gioco neanche così violenti, sembravano morsi di un gruppo di serpenti a sonagli, sono diventati virali, adattati a tutte le situazioni della vita quotidiana, dall'attraversamento delle strisce pedonali al viaggio in metro. Ma O Ney non è il solo. Di sicuro il Brasile detiene il record della simulazione, del tuffo, di Oddio mi hanno colpito. Purtroppo, come nella favola, a furia di urlare al rigore, al rigore, poi quando gli spettava di diritto, non gliel'hanno dato.

Russia 2018 ha riportato in auge la simulazione, l'antica arte che i tifosi della Fiorentina chiedevano a Olivera. Prendi il rigore che non c'era, Olivera. Ma i brasiliani non sono stati i soli, abbiamo visto sceneggiate che hanno rimpicciolito persino Mario Merola. Si sono distinti tutti, dai grandi come Mbappé, che ha dato il peggio contro l'Uruguay, all'ultimo dei gregari. Al di là delle questioni etiche, tutto questo è molto bizzarro. Il ricorso a qualche furbizia fa parte della natura umana e il calciatore, in quanto uomo di spettacolo, non si può esimere. Però tutti sanno che ormai il Grande Fratello non dà scampo. Se hai finto, se hai fatto l'indiano, con i moderni marchingegni della scienza e della tecnica, con 26 telecamere e la centrale spaziale nella Var Room non si scappa e quindi si finisce sbertucciati in tutti i device del mondo. Eppure.

Non c'è niente da fare, è più forte di noi, è più forte di loro fingere un po'. E questo, ribaltando la prospettiva, è consolante: non avere paura delle macchine e neanche delle brutte figure è una forma di resistenza umana.

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