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Quell'italiano dietro la Suzuki che va verso il titolo

Doppietta con Mir e Rins del team diretto da Brivio, il manager con cui Rossi vinse in Yamaha

Quell'italiano dietro la Suzuki che va verso il titolo

L'istinto del campione si riconosce dalla zampata data al momento giusto. Così la prima vittoria in MotoGP di Joan Mir è arrivata a Valencia, quando era fondamentale mettere una pesante ipoteca sul titolo iridato. In una gara in cui il diretto contendente al titolo, Fabio Quartararo (14°), è scivolato nei primi giri per una frenata violenta in reazione alla caduta di Aleix Espargaro davanti a lui, il maiorchino della Suzuki ha conquistato 25 punti che gli consentono un allungo importante in classifica.

Quando mancano due gare alla fine, con quei 37 punti di vantaggio su Alex Rins e Fabio Quartararo, Mir sembra irraggiungibile. «La vittoria è arrivata nel momento perfetto», ha dichiarato commosso Joan, faccia acqua e sapone e sorriso da bravo ragazzo. «Sono felicissimo, ma resto lo stesso di sempre. Tutta la squadra ha lavorato bene, il feeling con la moto era perfetto. Cosa è cambiato? Sono maturato con la moto, gara dopo gara, ma soprattutto rispetto al 2019 la mia guida è diventata molto più dolce». Per la verità, è cambiato anche che il compagno di squadra Rins, dopo essere stato a lungo in testa, ha sbagliato «provvidenzialmente» marcia alla curva 11 facendosi superare da Mir... Però guai a domandare a Rins se si è trattato di gioco di squadra.

Con la doppietta di Valencia, che mancava dalla Germania 1982 con Randy Mamola e il nostro Virginio Ferrari, la Suzuki si candida al titolo iridato a 20 anni esatti dalla corona conquistata da Kenny Roberts jr. «È un sogno, stiamo riscrivendo la storia. È stata una vittoria di squadra», ha dichiarato commosso Davide Brivio, il cuore italiano che pulsa dietro il successo della Casa giapponese. «Abbiamo puntato a una moto agile, ben bilanciata e equilibrata. Il nostro punto di forza? Non dobbiamo fare troppi cambiamenti tra un circuito e l'altro e neanche per le gomme. La moto è cresciuta con i piloti, che hanno creduto nel progetto. È stato un matrimonio perfetto con entrambi».

E i rivali? Con l'8° posto, Andrea Dovizioso dice definitivamente addio al mondiale (-45 punti dalla vetta). È stata una domenica nera anche per Yamaha con Franco Morbidelli (11°) che partendo indietro ha tentato una scelta azzardata di gomme che gli è costata il sogno iridato (6° a -45 ), mentre Maverick Viñales, già penalizzato per la partenza dalla corsia box, ha chiuso 13°. Molto deluso anche Valentino Rossi, che rientrato dopo 24 giorni di isolamento per Covid, è stato costretto al ritiro per un problema elettronico. «Quando la M1 si è ammutolita, non mi sono neanche arrabbiato. Mi sono messo a ridere. Il team mi ha detto poi che quel tipo di rottura non succedeva da 12 anni!», ha sdrammatizzato the Doctor. «Avevo solo bisogno di finire la gara, un peccato. Ci manca sia l'affidabilità del motore, sia la velocità.

Dobbiamo imparare dalla Suzuki e Brivio è stato bravo ad armonizzare il metodo di lavoro giapponese con quello italiano ed europeo».

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