Questa pazza Inter domata da Spalletti "dirimpettaio della follia"

Così l'aveva definito in estate Sabatini. E lui: «Mai tregua per noi obbligati a vincere...»

Questa pazza Inter domata da Spalletti "dirimpettaio della follia"

Ci sono parole scolpite nella pietra che spiegano la metamorfosi Inter. Le prime di Walter Sabatini da coordinatore delle squadre Suning. Era il 14 luglio, l'onda lunga dell'eco tra le montagne di Brunico non si placa. «Spalletti è fortissimo. Allena benissimo: è un teatrante, il dirimpettaio della follia. Sa quello che vuole, sa come ottenerlo. Credo sia l'allenatore dell'Inter quasi inevitabilmente».

Infatti, tre mesi e dieci giornate di campionato dopo, Spalletti si è preso l'Inter. Dopo la vittoria contro la Sampdoria è andato in mezzo al campo e i 54mila presenti l'hanno acclamato, l'ultimo a ricevere un simile trattamento era stato Josè Mourinho. Era proprio dai tempi post triplete che San Siro non si riempiva così: è la carica dei 300mila, tanti i tifosi nelle prime cinque gare casalinghe. Applauditi da Steven Zhang: «Questa squadra merita il vostro entusiasmo». E Spalletti ha già fatto meglio dello Special One: 26 punti contro 25 in dieci turni di campionato. Eguagliata, ma con una difesa migliore, l'Inter di venti anni fa, quella di Gigi Simoni e di Ronaldo. C'è chi ha detto che il fenomeno di questa Inter è Spalletti, che si è scansato: «Lo spettacolo sono questi ragazzi, arrivano con due ore di anticipo agli allenamenti: questa è la mia fortuna».

Ma è reciproco, perché lui si sta rivelando la fortuna degli stessi giocatori. Lo dice il campo. Tra Milan, Napoli e Inter, otto titolari c'erano già l'anno scorso. Ma sembrano giocatori diversi. Ad esempio D'Ambrosio e Candreva hanno una continuità eccezionale, Nagatomo sarebbe un fenomeno da studiare per come è stato rivitalizzato dal tecnico di Certaldo. Che sta facendo la fortuna anche dei dirigenti, del ds Ausilio e dello stesso Sabatini, esaltando il mercato che per tutta l'estate è stato sbertucciato da critica e tifosi. I tanti milioni spesi per Skriniar e Vecino erano definiti uno spreco. Il difensore ha fatto ricredere tutti, diventando il perno della difesa. Il centrocampista è lo schermo tattico perfetto che spacca con i suoi strappi. C'è poi Borja Valero: per molti un giocatore al tramonto ma è colui che guida la squadra, in simbiosi con l'allenatore. In tutto questo c'è Spalletti. Ma non è solo una questione tecnica.

Sempre a Brunico Sabatini aveva detto: «Dopo la crisi d'identità, vogliamo forgiare l'idea di Inter tutti i giorni e in questo Spalletti è un maestro. Servono convinzione e professionalità e anche queste non bastano. Servono fede e anima, il nostro allenatore le tirerà fuori da tutti». Detto, fatto. Lo ha riconosciuto Giampaolo: «Non avevo mai visto Icardi rincorrere un avversario fino alla sua area di rigore. L'Inter è una squadra». Spalletti ha fatto sposare a tutti il progetto, spesso ha parlato di senso di appartenenza nelle sue dialettiche, in realtà messaggi dati alla squadra. Anche se poi sta facendo giocare sempre gli stessi per dare una base solida alla squadra, poi verrà il momento degli altri che faranno meno fatica a inserirsi in un impianto rodato.

E a proposito di mentalità ecco lo Spalletti versione social di ieri: «Non ci sarà mai tregua per quelli che hanno fatto la nostra scelta. Noi interisti obbligati a cercare la vittoria sempre». Ecco perché lui e i dirigenti non hanno manifestato entusiasmo per il pari di Napoli, senza comunque disprezzarlo. Volevano vincere. Per sfruttare il periodo da qui a Natale dove le altre big avranno ancora le coppe a succhiare energie.

E adesso, prima della Juventus a dicembre, c'è un calendario favorevole per battere il ferro caldo: Verona, Torino, Atalanta, Cagliari e Chievo. Spalletti il dirimpettaio della follia, non parla di scudetto ma dice: «Siete voi a essere sorpresi dell'Inter. Adda passà a nuttata». Dovete avere pazienza. Detto in napoletano, non può essere un caso.

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