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Raggiunto il mito Pozzo. Il ct: "Qui tutti titolari. E che gran mentalità..."

Grande gioia: "Volevamo proprio vincere, è un segnale. C'è il clima di Italia '90"

Raggiunto il mito Pozzo. Il ct: "Qui tutti titolari. E che gran mentalità..."

In mattinata la passeggiata distensiva a Villa Borghese seguita da centinaia di tifosi con Chiellini che ha parlato di tattica con Daniele De Rossi. Nel pomeriggio la gara giocata con 32 gradi e contro un Galles chiuso a riccio. Otto titolari cambiati rispetto alla Svizzera e già 25 giocatori impiegati su 26: solo il terzo portiere Meret non ha ancora assaggiato il campo in quest'Europeo. Risultato: l'Italia saluta Roma con la terza vittoria nel girone come nel Mondiale 1990, l'undicesima di fila e con la porta blindata da 1055 minuti ma soprattutto 30 risultati utili consecutivi. Come Vittorio Pozzo nel periodo 1935-1939. «Ma lui ha vinto tutto, noi al momento siamo indietro...».

All'Olimpico l'altoparlante spara ad alto volume il Notti Magiche di Bennato e della Nannini che riporta il ct ai tempi della rassegna iridata in Italia. E che ha spodestato il «porca puttena» nel portafortuna azzurro: i giocatori lo hanno cantato ieri sera anche davanti all'hotel romano che li ospita. «Il ricordo di quel Mondiale mi ha fatto tornare giovane, fu un'esperienza straordinaria anche per l'amore dei tifosi, peccato che non arrivò la vittoria...». Quella che ora vorrebbe inseguire nell'Europeo da ct: il primo ostacolo sarà una tra Ucraina e Austria sabato a Wembley. Dove la sua Samp visse nel 1992 la finale di Coppa dei Campioni persa 1-0 con il Barcellona: «Adesso inizia un altro torneo, se i ragazzi continuano così, sono felice, non chiedo altro. La speranza è di tornare a Londra anche più avanti. Tutti i nostri ragazzi sono abituati a giocare così perché proponiamo questo gioco dal primo giorno e piano piano ci siamo arrivati. Poi ci sono altri che lo fanno nei loro club e non hanno problemi quando lo fanno in azzurro».

Da qui la prestazione che ci ha regalato il tris in dieci giorni con sette gol segnati e zero subiti. «Che mentalità, siamo stati bravissimi, meglio di così non si poteva fare. E si è visto che tutti sono titolari, ne ho cambiati otto e abbiamo giocato bene lo stesso», ha detto un soddisfatto Mancini. Che ha dedicato la vittoria «a chi ha sofferto per la pandemia». Se si deve cercare il pelo nell'uovo, è quel risultato striminzito, nonostante il secondo tempo giocato in superiorità numerica, e quei rischi corsi su due calci piazzati. «Avremmo potuto fare un gol in più ma loro si sono difesi tutta la partita, sono una squadra fisica. Poi era caldo... Sulle loro occasioni, siamo stati disattenti. Era una gara che volevamo vincere anche se poteva non servire a nulla, ma riuscirci è stato una questione di mentalità, non era facile». E poi di nuovo il concetto che è il mantra di questa Nazionale: «Non esistono i titolari, esistono solo gli undici che vanno in campo». Tra i quali c'era anche il Verratti finalmente a disposizione dopo settimane di preoccupazione per il suo ginocchio. «Se dovrò lasciare fuori uno tra Marco e Locatelli? Qualcuno bravo non giocherà, è capitato anche con chi è rimasto a casa. Per noi è una sofferenza quando dovremo fare altre scelte».

Chiesa è stato eletto man of the match e più volte ha ricevuto l'applauso di Mancini dalla panchina: «Gioco dove mi dice il mister.

Facciamo bene a sognare in grande, siamo qui per alzare il trofeo se ci riusciremo, ora inizia il bello».

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