Sport

Renault, tante tecnologie per chi lavora

Trafic e Master alla quarta generazione. Versioni ad hoc per ogni utilizzo

Anzano del Parco (Co) Fermate il Master, voglio scendere. Non l'ho pensato, però, e forse avrei dovuto farlo nel test drive dei bestseller commerciali Renault, quarta generazione, oltre 4,4 milioni sulle strade del mondo.

Un'andata Milano-Anzano del Parco in souplesse, guidando il nuovo Renault Trafic, salotto viaggiante e trasformista dalle 100 versioni taylor made, con potente motore 2.0, 170 cv, cambio automatico EDC, che si destreggia davvero facilmente sui saliscendi della Brianza.

Il tempo di girare il video per il nostro sito Fuorigiri e farsi raccontare da Francesco Fontana Giusti, direttore comunicazione & immagine di Renault Italia, le superprestazioni di questi veicoli commerciali leader in Europa: «Qui si può fare tutto. Lavorare, ballare, cantare, anche trasferirci la casa», ironizza, nemmeno tanto, perché a molti di noi certi (auto)mezzi fanno sognare vite vagabonde. «Ha tanta tecnologia che permette persino di andare controvento, perché è dotato di un sistema che in caso di raffiche laterali rallenta la velocità».

Capita di attardarsi a guardare, qui da Living Divani, la sofà collection by Piero Lissoni, pezzi di design alto di gamma, come lo sono Master e Trafic. E che l'unico furgone per rientrare a Milano sia un Master Telaio di quelli strong. Da carico. Con due pesantissime colonne di travertino fermate nel cassone ribaltabile. «Guida tu che hai l'animo da teppista», dice il mio compagno di test drive, Nando Sarno. Chi ha avuto l'avventura di fare un pezzo di strada con me, sa che guido con divagazioni creative. Antitraffico o antinoia, dipende da chi ho accanto. Questa volta impossibile. Ma non pensate al solito luogo comune che i furgoni siano per soli uomini. Perché io li ho già lanciati persino in pista, full electric ed energy mix. È che nonostante 2.299 di cilindrata e motore dCi con 165 cv qui è impegnativo ingranare le marce e schiacciare i pedali.

Cominciamo, comunque, a scollinare tra lavori in corso e dossi antivelocità. E anche a raccontarci fotogrammi di vita. Di quelli importanti. Da ascoltare senza accelerare. Perché certe parole esigono lentezza. E all'improvviso bang. Che sarà mai? Impossibile fermarsi e allora proseguiamo sino a Milano con una colonna sonora da fumetto: crash, plook, thwok. All'arrivo capiamo: «fibbia» della cinghia saltata e colonne rotte in tante parti. Rotolate, rimbalzate e posizionate come nel gioco del Shangai. Risultato: un Master con graffiti art su sponde e pianale. Unico. Da collezione. Ma adesso chi lo spiega a Renault?

RoPas

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