Qatar 2022

La ribellione Über Alles è senza lieto fine: ko al via come in Russia

I giocatori con la mano sulla bocca contro i diritti violati. Ma poi i "tedeschi" del Giappone li beffano

La ribellione Über Alles è senza lieto fine: ko al via come in Russia

La protesta che sfida la Fifa e il Qatar è clamorosa, la sconfitta contro il Giappone anche di più. Un pomeriggio storico senza lieto fine per la Germania nello stadio Khalifa, intitolato all'ex emiro del Qatar detronizzato dal figlio e morto durante il regno del nipote che ha portato in patria i Mondiali della discordia.

Si ricorderà a lungo questo debutto mondiale dei tedeschi. A partire dalla foto di gruppo - subito dopo gli inni - dei giocatori della Mannschaft con la mano davanti alla bocca che fa rumore e graffia come la fascia arcobaleno, vietata ai calciatori e nello specifico al capitano Neuer (sulla scarpa preparata dallo sponsor tecnico ha qualche spruzzo di colori...), sfoggiata in tribuna alla fine del primo tempo dalla ministra dell'Interno teutonica Nancy Faeser, seduta accanto al presidente Fifa Infantino. Immagini oscurate dalla regia internazionale, ma rese note al mondo dagli scatti rilanciati sui social. Gesti sottili quanto forti, il punto più alto della protesta contro la censura imposta dal massimo organismo mondiale del pallone su qualsiasi manifestazione a favore dei diritti umani. E la miopia diventa farsa quando uno dei guardalinee della sfida, tale Zeegelaar del Suriname, va a verificare la fascia sotto la maglia di Neuer - che porta solo la scritta autorizzata «No discrimination» con un cuore nero nel mezzo - per capire se sia proibita. Con la tv che per oltre un'ora non lo inquadra mai da vicino, nemmeno in occasione dei replay. Chissà per paura di cosa.

La Germania ha mostrato coerenza e soprattutto compattezza sulla questione. Il cancelliere Scholz, tramite il suo portavoce, ha definito «deplorevole» la messa al bando della fascia «One Love» a difesa della comunità omosessuale perchè «i diritti umani non sono negoziabili». Posizione ribadita con forza anche dalla Federcalcio tedesca che ha spiegato quel gesto dei calciatori: «Con la fascia da capitano volevamo dare l'esempio dei valori della nostra nazionale, ovvero diversità e rispetto reciproco, e volevamo che la nostra voce fosse ascoltata». La retromarcia dei capitani sulle fasce era già costata la perdita di uno sponsor alla Deutscher-Fussball Bund, pronta ora a presentare una causa contro la Fifa («lede la libertà di espressione») al Tribunale dello sport.

Ma siccome il calcio è spietato, a una vittoria storica a livello politico e sociale segue un harakiri in campo che rischia di segnare pesantemente il Mondiale dei tedeschi, visto che i rivali nel girone della Spagna hanno passeggiato contro Costa Rica. La nazionale di Flick, come era accaduto all'Argentina di Scaloni viene ribaltata da un avversario più debole sulla carta. E, destino crudele, da due giapponesi figli della Bundesliga entrati dalla panchina: il 24enne Ritsu Doan del Friburgo e il 28enne Takuma Asano del Bochum. Per la seconda volta di fila (nel 2018 fu il Messico a compiere l'impresa) la Germania apre il Mondiale con una sconfitta. Inutile il rigore nel primo tempo del centrocampista del City Gündogan (per lui anche un palo) che legittima il dominio dei tedeschi, incapaci però - anche a causa dell'assenza di un nove di ruolo e delle parate di Gonda - di chiudere la gara. E così, in otto minuti, il Giappone mette a segno il colpaccio. Cancellando il lieto fine per i tedeschi.

«Gara deludente, avversari concreti», così Flick.

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