Semplicemente Milan. È questa l'elementare chiave di lettura del nuovo successo del Milan emerso nel derby di Milano (sesto risultato utile consecutivo dopo le sei sconfitte made in Pioli) e che consente ad Allegri di non farsi staccare dal treno della Champions. "Il calcio è semplice" ha ripetuto Max e la semplicità applicata a questo Milan, di sicuro meno competitivo rispetto a quello della precedente stagione (senza Theo Hernandez e Reijnders), è diventata il suo marchio di fabbrica. La formula in effetti è semplice: un portiere che para, un attaccante che fa gol, vecchio mantra dei tempi di Nereo Rocco. Tutto comincia dalle parate del mostruoso Maignan, recuperato alla migliore condizione grazie al preparatore Claudio Filippi. Sono già due i rigori parati in 12 turni: uno a Dybala, l'altro a Calhanoglu, 2 specialisti stregati, segno di una preparazione psicologica e tecnica dimostrata dalla posizione assunta dal portiere rossonero.
Se c'è un portiere che para, manca all'appello un attaccante che faccia gol. E qui Pulisic si prende la scena visto che è già a quota 5 con un rigore sbavato (contro la Juve) e 5 partite saltate per infortunio. Sullo scatto riesce a bruciare Akanji e a patrimonializzare la corta respinta di Sommer. Ma quello che più conta e rende orgoglioso Allegri è l'attenzione complessiva dimostrata dai suoi, in particolare nella seconda parte del derby, difendere senza mostrare panico, senza perdere la percezione del pericolo, esaltando - tanto per cambiare - le qualità di Modric e Rabiot e segnalando il talento di un deb come Bartesaghi preferito a Estupinan, descritto come l'erede di Theo Hernandez e invece rimasto in panchina. A questo punto del cammino, il Milan ha già portato a casa 5 scontri diretti con le prime della classe (Roma, Napoli, Inter, Bologna più il pari a Torino con la Juve) mentre ha da risolvere il deficit con le medio-piccole visto che alla sua contabilità mancano i punti lasciati a Cremonese, Pisa e Parma (7 in totale).
La differenza del rendimento sta proprio nella cifra di attenzione oltre che probabilmente nell'assenza di Rabiot e Pulisic che pone l'altra questione conclusiva. Il Milan non ha una rosa capace di reggere fino a maggio inoltrato senza la necessità di qualche ritocco sul mercato di gennaio.