Ciclismo

Roglic, dagli sci ai pedali per diventare re del Giro. "Io più forte del dolore"

Passerella romana per il trionfatore premiato da Mattarella. E Thomas gli rende omaggio

Roglic, dagli sci ai pedali per diventare re del Giro. "Io più forte del dolore"

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Il trofeo Senza Fine ricevuto dalle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è senz'altro un riconoscimento che Primoz Roglic ricorderà per tutta la vita, ma le parole di Thomas, MisterG, sono ugualmente un premio prezioso. «Roglic mi ha surclassato. E se pensiamo al problema meccanico che ha avuto, non posso dire che questo Giro non lo abbia meritato. Chapeau, Primoz». Chapeau anche a MisterG. Se qualcuno non avesse capito il perché lo chiamino così, ora lo sa. Intelligente e acuto, ironico e garbato, il SignorG con il suo comportamento e le sue parole è il premio più bello finito a Roglic. MisterG, un Signore senza fine.

Primoz era il primo a crederci. Ci ha sempre creduto. Aveva un conto in sospeso con il Giro d'Italia regalato nel 2019 a Carapaz per via di un bisticcio con Nibali. Per la serie: se proprio vuoi vincere, vai a prenderlo tu. No vai tu. Ed entrambi si fecero scappare Carapaz. Dispetti che ci stanno, che fanno parte delle storie di questo sport. Quest'anno Primoz è tornato per saldare i conti. Per ricevere sabato la maglia rosa proprio dalle mani di Nibali, che questa volta con lo sloveno si è sinceramente complimentato. «È stato bravissimo!».

Roglic guarda dal podio il Colosseo (ieri vittoria del 38enne Mark Cavendish, 17° tappa al Giro, ndr). Gli occhi luccicano di emozione, il suo sorriso tremulo trattiene le lacrime. «Sono estremamente orgoglioso di quello che sono riuscito a fare. Ho avuto tanti problemi negli ultimi anni, ho sofferto, ho provato dolori pazzeschi per gli infortuni, e questo Giro rappresenta tanto per la mia carriera». E così ha ribaltato il Giro all'ultimo atto. Un Giro però avaro di emozioni, con il braccino. «Devo ringraziare mille volte quell'uomo grande grande che mi ha spinto così forte per farmi ripartire...».

L'Equipe scrive che si chiama Mihai Simion, pare fosse un compagno di squadra di Primoz quando Roglic era un campione di salto con gli sci. La storia è chiaramente suggestiva, anche se Roglic e l'entourage della Jumbo Visma, la formazione olandese, di quel ragazzo grande grande non sa nulla. Sa però che Tarvisio è il luogo dei sogni, dove nel 2007 aveva vinto il Mondiale juniores nel salto con gli sci a squadre, uno degli sport più amati in Slovenia, adesso qui a costruito il suo trionfo rosa. La bicicletta è il suo destino, dopo un brutto incidente nel salto con gli sci che ne interrompe bruscamente la carriera. C'è da rimettersi in forma. C'è da fare rieducazione e la bicicletta è quello che ci vuole. E alla fine Primoz vuole solo la bicicletta. Inizia a correre nei cicloamatori nel 2011 (Granfondo Charly Gaul a Trento, ndr) poi tre stagioni in una piccola formazione di terza divisione (Continental, Adria Mobil, ndr). Viene segnalato alla Jumbo-Visma, che lo mette sotto contratto.

I suoi numeri sono eccezionali, manca solo di confidenza con la bicicletta, non sa guidarla, ma imparerà. L'era Jumbo comincia con lui nel 2016 proprio al Giro d'Italia, quando Primoz vince a sorpresa la cronometro del Chianti. Nel 2019 è terzo alle spalle di Carapaz e Nibali. Il Giro si unisce alla tripletta consecutiva della Vuelta (dal 2019 al 2021), tra i corridori in attività solo Froome ha vinto più Grandi Giri (7). Rogla è un po' come Nibali: vince su tutti i terreni. Olimpionico della cronometro, primo alla Liegi-Bastogne-Liegi, due volte re della Tirreno-Adriatico. Tra le 73 vittorie ci sono ben 18 cronometro. «Sapevo che la cronoscalata sarebbe stata decisiva.

Cosa dirò a Thomas? Andremo a berci una birra insieme: avremo molto da raccontarci».

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