Se è vero che le partite si vincono prima del fischio di inizio, come dice il tecnico interista de Boer, i casi sono due: o l'allenatore olandese sbaglia a preparare l'approccio alle gare o la squadra ha dei limiti caratteriali e non "subisce" la personalità del suo condottiero. Sta di fatto che l'Inter all'Olimpico va per l'ottava volta in svantaggio su nove incontri, e come era già accaduto in tre occasioni (l'esordio stagionale a Verona con il Chievo e le due sfide europee) finisce ko. Ecco che dopo il secondo stop di fila tornano a farsi minacciose le nubi su de Boer, già in bilico per l'avvio d'annata stentato e che ora rischiano di complicare il lavoro del tecnico, nonostante a parole goda ancora della fiducia incondizionata della società. La sconfitta di Praga era stata forse figlia di un turnover eccessivo, quella di Roma con la squadra titolare (e il Brozovic ai margini del gruppo) nasce invece dal solito approccio molle e dell'incapacità di gestire l'equilibrio ristabilito. Così il primo gol in nerazzurro di Banega passa in secondo piano, come l'ennesimo assist vincente di Icardi.
Il successo della Roma di Spalletti, stavolta ottenuto con una big del torneo, potrebbe - il condizionale è d'obbligo viste le solite amnesie difensive - invece aver iniziato quel percorso di redenzione dei giallorossi che per la prima volta nell'annata conquistano due successi di fila dopo il poker inflitto all'Astra Giurgiu in Europa League. Le sconfitte di Firenze e Torino, unite a tutto ciò che ruota attorno all'universo Roma anche fuori dal campo (dalle stoccate di Ilary Blasi a Spalletti e Pallotta alle paventate e forse imminenti dimissioni del ds Sabatini passando per il solito tormentone Totti, ieri sera in panchina), avevano complicato il già balbettante cammino stagionale.
Insomma, ci voleva un successo di "prestigio" in quello che molti consideravano un primo spareggio per la Champions. E il fatto che il primo a entrare nel tabellino marcatori sia stato Edin Dzeko, croce e delizia della truppa giallorossa, è un segnale importante. Il bosniaco, in gol sempre all'Olimpico quest'anno (cinque reti in quattro apparizioni), ha lottato come sempre trovando anche il sigillo personale. Il greco Manolas, con un bel guizzo di testa, ha poi posto rimedio alla distrazione sua e dei compagni di reparto in occasione del temporaneo pareggio interista. La vittoria permette alla Roma di agganciare il trenino all'inseguimento della Juve anche se non risolve completamente i problemi della truppa giallorossa.
L'Olimpico, finalmente con qualche spazio vuoto in meno (oltre 36mila spettatori, un dato da record nell'annata), sta tornando a essere un fortino inespugnabile per la Roma. Cinque vittorie in cinque apparizioni con soli tre gol al passivo, quelli dello scellerato pomeriggio dell'11 settembre, oltre a quello di Banega. I primi 45 minuti regalano una girandola di emozioni: il gol di Dzeko, i pali di Banega e Salah, almeno una decina di occasioni da gol da una parte e dall'altra, con un miracolo di Szczesny su Candreva. La Roma con Florenzi nell'inedito ruolo di trequartista (una buona intuizione di Spalletti) produce di più, ma pare sempre vulnerabile nel reparto difensivo.
La ripresa, nella quale si rivede anche Jovetic (20 minuti per lui dopo i 15 di Pescara, ma la sua presenza non incide) è giocata su ritmi più bassi, con i giallorossi in controllo fino al gol di Banega e poi di nuovo avanti, con Handanovic che nega il 3-1 a Dzeko. Finale con assalto interista, ma la Roma regge: nerazzurri dietro al Milan in classifica.
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