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Rugby, Italia battuta. Ma la meta non è lontana

Il capitano Lamaro: "Non ci basta fare bella figura, però non potevamo fare di più"

Rugby, Italia battuta. Ma la meta non è lontana

Roma. Alla fine anche l'Irlanda ha deciso di calciare per far punti. Erano avanti sul tabellone ma sicuri di vincere proprio no. Si spiegano così anche gli applausi di tutto l'Olimpico all'Italia di Crowley che se esce sconfitta contro i numeri 1 del ranking, offre una prova coraggiosa, ancora una volta segnata da un primo tempo in cui gli avversari scappano e tu sei lì a rincorrere. Finisce 34 a 20 al termine di 80 minuti in cui la differenza la fanno i dettagli. L'Irlanda ci mette subito spalle al muro con la diga azzurra sull' «uno contro uno» che mostra qualche crepa. Ryan ne approfitta per sbloccare il risultato ma la cavalcata di un sontuoso Lorenzo Cannone che apre per Varney la strada per tenerci in scia è da cineteca. Per carità la sfida resta quella tra Davide e Golia. All'Irlanda bastano 5 minuti per allungare con Hugo Kennan e Bundee Aki (anche qui in cooperativa con la disattenzione azzurra), poi sul finale del primo tempo arriva la meta di Hansen per andare sul +14. I fantasmi della sindrome da primo tempo si materializzano in un attimo, almeno fino a quando Pierre Bruno intercetta a metà campo la traiettoria di un maldestro passaggio tra i centri e si stende un tappeto rosso fin sotto ai pali. Nella ripresa la musica cambia. Sul 17-24 l'Italia la mette sulla sostanza. Con il piede di Garbisi arriviamo fino al -4 facendo venire un brivido caldo a chi già sogna una birra fredda, possibilmente scura. Niente da fare, di fronte a questa Italia c'è da stringere i denti. Byrne prima, poi Hansen per la doppietta che mette in banca il risultato. Alla fine tra gli applausi c'è anche il rammarico: «Non è che scendiamo in campo per ben figurare. - dice il capitano Lamaro - Tutti noi vogliamo la vittoria. Ancora una volta abbiamo concesso troppo nei primi minuti.

Ma credo che oggi non posso chiedere di più ai ragazzi».

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