Matador si nasce, potrebbe raccontare Edinson Cavani. E, per una volta, Cristiano Ronaldo dovrà dargli ragione. Vince il Matador per elezione, due meravigliosi gol, il bello del calcio, ed ecco il Portogallo che torna a casa, raccontando la grande Ingiustizia per il suo capitano che verrà apparentato nella caduta al sonnolento Messi. Celeste il cielo di Russia ad accogliere l'Uruguay della Grande Muraglia. Cr7 che accompagna lo zoppicante Cavani fuori del campo è altra indimenticabile immagine. Forse se ne andranno davvero insieme, non è detto che il Matador riesca a superare il problema fisico capitato in campo. Ronaldo chiude con una partita in grigio e una ammonizione che gli avrebbe impedito di giocare i quarti. Serata no. Uruguay pronto per le Bleus, le schegge volanti francesi saranno un bel rebus. Meglio pensare a questa impresa.
La Grande Bellezza della partita sta in quel gol, piovuto dopo 7 minuti della partita, dove Suarez e Cavani si sono esibiti nei ruoli assegnati, il Pistolero e il Matador, ed hanno dimostrato di essere squadra e di fare squadra: quello sventagliare il pallone da destra (Cavani) a sinistra (Suarez) e viaggio di ritorno verso la porta fino a incrociare il testolone del Matador, è stato una sorta di dipinto da grande artista. Tre pennellate ed ecco l'opera, il tocco che non si fa dimenticare. In quel momento CR7 avrà capito di essere più solo che mai. Quei due a chiamarsi e a chiamare il gol e lui, invece, a guardarsi intorno vedendo solo Guedes in campo o Andrè Silva in panchina. Magari Quaresma più tardi a dargli una mano. C'è una bella differenza. Soprattutto se dopo la Grande Bellezza, il Matador ha ricamato la Grande Sentenza con quel destro a giro, un'oretta più tardi. Infine la Grande Paura quando Cavani è uscito zoppicante sorretto dalla affettuosa(!) fretta di Ronaldo, che non voleva sprecare tempo. Poi sappiamo tutti che Cr7 può risolvere partite da solo, ma giocarsela contro una squadra che mette in campo due martelli da gol e un'anima comune è affare da grattacapo. E così è stato.
Il Portogallo ha provato ad essere effervescente, sebben macchinoso, invano sostenuto da Bernardo Silva, perfin più piacevole rispetto alla sfida con l'Iran: più votato al gioco e meno al punching ball, ma gli altri sono stati asfissianti, aggressivi e pronti a giocarsi gambe e cuore pur di non mollare. La Muraglia difensiva uruguaiana ha sorretto la voglia di andare in gol degli assaltatori. Ronaldo ha trovato una buona barriera anche calciando una punizione. Ha sorriso soltanto quando ha visto che la Muraglia di Tabarez magari si sgretola con un inossidabile difensore. El Flaco Godin è stato implacabile, finchè Pepe non se lo è giocato irrompendo di testa e segnando il primo gol del mondiale all'Uruguay. Poteva essere il segnale della riscossa, invece è stato un sussulto di vanità dei campioni d'Europa.
Il risveglio di Cavani, prima dell'addio alla partita, ha richiamato tutti alla realtà. L'Uruguay non è gran cosa, stiamo parlando di Laxalt e Caceres, Bentancur e Vecino, Torreira e Muslera, gente che conosciamo, ma è una Squadra. Il Portogallo è un Uomo solo al comando. E non è bastato.
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