Bologna - Joe e Joey è un bel binomio, suona bene. Vorrebbe portare in Europa league la squadra che tremare il mondo un tempo faceva, dall'attuale zona playoff di serie B: l'ultima partecipazione alla coppa Uefa è del 2000, con Guidolin in panchina, troppi anni fa.
Joe è Joseph Tacopina, l'avvocato americano di Amanda Knox, condannata per l'omicidio di Meredith. Per 3 anni è stato vicepresidente della Roma, si prende il Bologna ma con la liquidità del canadese Joey Saputo, fra i più ricchi al mondo, così sborsa subito 7 milioni. Domenica sarà una giornata chiave, ne metterà altri 6, poi Tacopina onorerà gli accordi: servono in tutto 25 milioni, entro fine 2014. Il 35-40% del pacchetto azionario va a Saputo, il 20 al socio di minoranza, spalleggiato da 3 statunitensi con cui raggiungerebbe il 60-65%, anche se uno dei possibili partner si è defilato. Da Montreal, invece, il re delle mozzarelle alimenterà il Bologna, ma versando il doppio di Tacopina vorrebbe comandare la parte tecnica. Tornerà presto, perchè in fondo per Bologna sono 10 ore di volo, innesterà sul mercato 100 milioni in 3-4 anni. L'obbiettivo, o il sogno, è Roberto Mancini in panchina.
Saputo è figlio di un palermitano nato a Montelepre, come il boss Salvatore Giuliano. «Papà Emanuele, "Lino" - racconta Joey, 50 anni, al telefono da Montreal -, aveva fondato la Saputo Incorporated, fra le maggiori industrie casearie del nord America. Era emigrato nel 1952, in Québec, con nonno Giuseppe e 8 fratelli, adesso tutti nella capitale. A settembre mio padre viene a riposarsi ad Abano Terme». Joey ha 4 figli, è presidente del Montreal Impact e simpatizza per le squadre italiane con cui è in affari: "Sì, la Fiorentina e il Milan».
Al padre arrivò una telefonata da Palermo. «E poi mi sono stati offerti il Brescia, il Livorno e il Parma. Ma ero già d'accordo con Guaraldi, il presidente rossoblù». Saputo cominciò nell'85, nell'azienda di famiglia. «Facevo il venditore, passai dal magazzino alla distribuzione, al commercio internazionale, con due piccole compagnie in Usa». Fondò la Jolina, compagnia che porterà l'avvocato Joe Marsili nel cda felsineo. «E' acronimo dei nostri nomi: mio fratello si chiama Lino, la sorella Nadia». Inoltre ha la maggioranza della TransForce: «Siamo i maggiori trasportatori del Canada, con 21mila camion e 22mila impiegati: è quotata alla borsa di Toronto, ha un attivo di quasi 3 miliardi di dollari. Il fatturato totale del mio gruppo supera i 10 miliardi, ci occupiamo principalmente di formaggi e latte: siamo i più grandi produttori del Canada, secondi in Australia, terzi in Argentina e negli Usa». Con specializzazione in mozzarella per la pizza. «Nel mondo siamo terzi o quarti, grazie all'affermazione in America del tipico piatto del Sud. Realizziamo 400 tipi di formaggi grazie a 10mila lavoratori, con italiani alla seconda o terza generazione».
Il calcio è una passione iniziata negli anni '80 al Montréal Manic. «Nella Nasl, come sponsor, anche se io giocavo a hockey su ghiaccio. Nel '93 fondammo il club professionistico di Montreal, portandolo nella Major league soccer. Sei anni fa la costruzione dello stade Saputo, 60 milioni di dollari per 21mila posti. Nel 2012, il salto di qualità della Lega e l'ingaggio di Matteo Ferrari. E prima di smettere sono venuti anche Di Vaio, Nesta e Corradi. In campionato siamo arrivati ultimi, però abbiamo vinto la coppa del Canada e raggiunto i quarti nella Champions di Concacaf».
La contaminazione con l'Europa è reciproca. «Il Manchester City ha comprato il New York City Fc, United e Bayern aprono un ufficio nella Grande Mela. Alla Juve ci siamo offerti di fare da tramite, per questo sono venuto a conoscere Agnelli». Il calcio italiano ha perso appeal anche in Nord America. «Da 5-6 anni la gente al sabato preferisce in tv le partite inglesi, spagnole e tedesche.
In Inghilterra gli stadi sono pieni, al contrario degli impianti italiani. Fa eccezione lo Juventus stadium, per questo Roma e Bologna vogliono rifarsi l'impianto e il Friuli subisce il lifting. Faremo comunque lievitare spettatori, gioco e risultati».
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