Saul, re dei due mondi. "Che triste questo derby lontano dall'Europa"

Malatrasi è l'unico calciatore ad aver vinto la Champions con Inter e Milan: "La stracittadina vale tutto, ma Milano fuori dalla coppe è come Parigi senza la Tour Eiffel"

Saul Malatrasi con le maglie di Milan e Inter
Saul Malatrasi con le maglie di Milan e Inter

Saul Malatrasi è un pezzo unico, da guinness dei primati. Nessuno in Europa, tranne lui, ha vinto la Coppa dei campioni con due squadre della stessa città, l'Inter di Herrera, il Milan di Rocco. Un re di coppe, un libero anche nella vita. Che il derby lo gioca sempre con se stesso.

Saul, che nome strano però...

«Si chiamava così il fratello di mia mamma. Morì bambino e battezzarono anche me così. Allora si usava. Mio papà del resto all'anagrafe faceva Amer».

Nella Grande Inter con quel nome era a suo agio...

«C'erano Tarcisio, Giacinto, Aristide e Armando. Mancava soltanto Saul...»

Sarebbe anche il nome del primo re degli ebrei...

«Si, ma è un caso. Anche se una volta in Urss, in trasferta con la Fiorentina, per colpa del mio nome mi fermarono e mi perquisirono per una buona mezzora. I miei compagni ridevano tutti».

Inter, Milan, Roma, Fiorentina e ha vinto ovunque. Eppure l'esordio fu disastroso...

«Espulso dopo mezz'ora di partita. Ero nella Spal, giocavo contro la Juventus, tirai un calcione a Stacchini e ciao. Ma falli ne ho sempre fatti pochissimi».

Due coppe dei campioni, tre intercontinentali, due coppe delle coppe. Ma cos'è l'Europa senza Milan e Inter?

«Guardi, mi mette una tristezza che non le dico. È incredibile. L'Europa senza Milano è come Parigi senza la Tour Eiffel».

Milan e Inter sono scarse come dice la classifica?

«Per me no. Il Milan non l'avevo mai visto così aggressivo come con la Sampdoria. Meglio tardi che mai...».

E l'Inter?

«L'Inter non la capisco. Per me ha giocatori di grande livello, ma non saranno mai una squadra».

Solo otto difese su venti sono peggio di Milan e Inter. Come mai?

«Perché in difesa manca uno che comanda».

Detto da uno che comandava Facchetti, Schnellinger, Burgnich, Rosato...

«E sa perché? Me lo chiedevano loro. La mia forza è sempre stata la loro fiducia. Mi facevano sentire forte e quando i tuoi compagni ti fanno sentire forte tu lo sei ancora di più».

Non si può dire la stessa cosa delle difese di oggi...

«L'Inter dietro è un po' una miscela venuta male. Se sono lenti, uno dei due centrali deve essere veloce di testa. Capisce cosa voglio dire? E quello più intelligente è quello che comanda».

Ranocchia non lo è?

«Ranocchia deve essere sempre all'apice della forma per dare il massimo, altrimenti sono guai. Madre Natura lo ha voluto alto e forte di testa, ma la rapidità nel breve non potrà mai averla. Me lo ricordavo splendido a Bari con Bonucci. Bonucci però è cresciuto tanto».

E il Milan? Lo sa che il suo «5» ora lo ha Mexes?

«Ecco giusto Mexes: è il migliore della difesa, ma ti puoi fidare di uno come lui? Ti fa due grandi partite e poi ti scatena una rissa da far west. Non ti dà sicurezza. Con un carattere così come fai a fare il difensore?»

Consigli allora due centrali a Milan e Inter. Magari per l'anno prossimo.

«Beh, io Thiago Silva non lo avrei mai dato via. E mi piaceva tanto Benatia. Con Castan aveva creato una coppia strepitosa».

E questo Glik del Torino che segna sempre?

«Ecco quello mi piace. Ha il carattere di De Jong ma forse è anche più cattivo. Che cosa aspettano a prenderlo?».

Magari sono i soldi che mancano. A proposito: che ne pensa dei proprietari stranieri?

«L'Inter in mano a Thohir non la vedo. Io la restituirei a Moratti».

Addirittura...

«Angelo Moratti è stato il più grande presidente di calcio che io abbia mai avuto. Umiltà, classe e un cuore grande così. E Massimo è uguale al padre».

Nemmeno i calciatori però sono quelli di una volta..

«Li sento dire sempre questa parola: siamo professionisti. Io però alle nove di sera ero a casa a dormire. Loro non so...»

Però anche Malatrasi una volta fu pizzicato con una donna in ore piccole...

«Ero appena arrivato alla Fiorentina, la portai a piazzale Michelangelo dove c'è la più bella veduta su Firenze. Mi trovai subito la foto sui giornali, la dama in nero di Malatrasi...»

E chi era?

«Mia mamma. Non aveva mai visto Firenze. Non sono più uscito di sera in vita mia».

Cos'hanno che non va i calciatori di oggi?

«Lo spirito di sacrificio. È giusto che guadagnino certe cifre, ma in dieci anni di carriera si sistemano per tutta la vita mentre c'è gente che campa con mille e trecento euro al mese. In campo devono dare l'anima».

E invece...

«Questi qui non sorridono mai. Domenica ho visto Menez sorridere: ho detto a mia moglie, Madonna domani piove... Segna e sembra sempre che pianga. Non c'è felicità nel giocare a pallone».

De Jong però le piace.

«Ha carattere, voglia di vincere e la grinta di Gattuso. Dovrebbero tutti imparare da lui.

Lei di derby ne ha giocati 7: uno vinto con il Milan, 4 pareggiati e tutti per 1-1 e 2 persi, uno con il Milan e uno con l'Inter. Cha partita è?

«Dicono che vale tre punti come un'altra, ma non è vero. Un derby vale tutto».

In uno di quei derby nacque la moviola per un gol fantasma di Rivera. Cosa pensa dell'occhio di falco?

«Il calcio non è il basket. Troveranno il modo di litigare anche con il falco. Imparino invece ad accettare gli sbagli e le sconfitte».

Cosa succede domenica?

«Milan e Inter non sono due squadre, magari lo sono per dieci minuti poi ogni giocatore torna a giocare per se. Sarà per forza risolto da una giocata».

Una giocata di chi?

«Magari decideranno Handanovic e Diego Lopez. I portieri si esaltano nel derby. Dipende dalla prima parata».

E le panchine come le vede?

«Per rifare un grande ciclo ci vuole un uomo vincente e di esperienza. Perché non il Trap? (ride). Sarà mica vecchio...»

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