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Schiaffi in campo e fuori: l'ex Aubameyang fa piangere il Milan

In amichevole una sua doppietta affonda i rossoneri. Poi il Borussia lo ritira dal mercato

Schiaffi in campo e fuori: l'ex Aubameyang fa piangere il Milan

Lungo e faticoso risulta l'attraversamento del deserto. Nel caso in specie, il Milan cioè, non può che essere così dopo anni di lontananza dal calcio continentale e al culmine di una settimana, la prima, di lavoro vero e proprio col nuovo gruppo, completato soltanto ieri sera dall'arrivo di Bonucci, Biglia, Andrè Silva e Conti.

La prima sfida cinese col Borussia Dortmund ha reso plastica la distanza oltre che dai tedeschi (più avanti nella preparazione, nel gioco e nell'assortimento) anche dal minimo sindacale per affrontare tra nove giorni il turno preliminare di Europa league in Romania. «Spero di averli al 70%» il calcolo apparecchiato da Vincenzo Montella che è apparso nient'affatto turbato dal 3 a 1 finito sulla schiena. Tutt'altro. Ha colto qua e là segnali confortanti e ammirato qualche numero isolato a testimonianza della cifra tecnica dei nuovi arrivati, schierati in numero ridotto per la verità. «Vedo grandi margini di crescita» il giudizio complessivo accompagnato dalla conferma che l'arrivo di Bonucci «potrà favorire la difesa a tre». Ecco allora le rare luci: Kessiè, ceduta senza storie la maglia numero 19 a Bonucci, ha dato prova di solidità e orientamento tattico; Calhanoglu ha il talento «per infiammare le giocate», parole di Montella che ne è stato subito stregato insieme con la bravura tecnica di Musacchio subentrato nella ripresa.

Non sono mancate le ombre: passi per Paletta (tanto per non perdere l'abitudine ha provocato un rigore), passi per la ruggine iniziale di Storari, ma anche Rodriguez ha sofferto le pene dell'inferno dinanzi alla velocità di Dembélé (un gioiellino di velocità e abilità). Bacca ha fatto il suo, si vede che ha voglia di trovare una nuova residenza calcistica, non così parrebbe dal comportamento di Niang.

L'incontro ravvicinato con Pierre-Emerick Aubameyang (due gol, uno su rigore, l'altro solo davanti alla porta sguarnita) è servito a smantellare tutte le suggestioni provocate dalla foto pubblicata su Instagram con la maglia rossonera indossata in gioventù. Il dg del Borussia Michael Zorc è stato esplicito: «Il tempo ha giocato a nostro favore». Tradotto: il club tedesco ha chiesto 75 milioni, prendere o lasciare, per il suo cartellino, nessuno si è avvicinato a quella cifra e il giovanotto dal ciuffo pittoresco può restare in maglia gialla. Anzi tra qualche giorno provvederà al rinnovo del contratto.

Così dal casting milanista è uscita una foto ed è entrata un'altra, quella di Kalinic, il croato della Fiorentina, 30 anni, considerato da Montella l'elemento più pronto per entrare senza difficoltà negli schemi approntati per il suo nuovo team. Sono poi rimaste nelle rispettive caselle quelle di Gallo Belotti e di Alvaro Morata, il cui costo del cartellino però è considerato proibitivo anche dal Manchester United che si è ritirato in buon ordine dopo la sparata di Florentino Perez (70 milioni). Solo l'interessato, preoccupato di non trovare posto nel Real e di perdere anche il treno del prossimo mondiale, può esercitare la pressione utile a sbloccare il negoziato.

Come si può capire dalla rassegna, Belotti è considerato l'obiettivo alla portata del Milan cinese che non ha, come ha ricordato Fassone, «una disponibilità economica infinita» e sta cominciando a realizzare un po' di plus-valenze (De Sciglio più 12 milioni in bilancio) che renderanno meno pesante il passivo del mercato.

Il Toro non ha nascosto l'interesse per Niang e Paletta, segno che attraverso queste due pedine attualmente in Cina col Milan, è possibile costruire un affare a più voci.

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