Schwazer, la marcia ora è davvero finita

Ma Alex non ci sta: "Per me conta la sentenza che arriverà da Bolzano"

Schwazer, la marcia ora è davvero finita

Fine della marcia. Il tribunale federale svizzero con sede a Losanna ha respinto il ricorso di Alex Schwazer contro la squalifica di otto anni inflitta dal Tas nell'estate del 2016 per positività al testosterone ad un controllo a sorpresa del 1° gennaio dello stesso anno. Lo riporta il quotidiano ticinese LaRegione. Per l'ex marciatore altoatesino, che era già risultato positivo all'Epo una prima volta alla vigilia dei Giochi di Londra dove mirava a difendere l'oro olimpico di Pechino 2008 nella 50 km, questa era l'ultima possibilità di appello. I legali di Schwazer si erano rivolti al tribunale elvetico, che aveva già respinto una richiesta di sospensiva, dopo che il Tas aveva a sua volta rigettato il ricorso. «Non è stata pronunciata l'ultima parola - spiega l'avv. Gerhard Brandstaetter, il legale dell'altoatesino -. Alex sta bene, è tranquillo, perché sapeva che sarebbe stata rigettata, ma questa è una ingiustizia sportiva, giuridica e morale che stanno mettendo addosso ad Alex, oramai si è capito. Vediamo se qualcuno confesserà, ma se non avremo una confessione speriamo che di fronte ad una manipolazione consolidata da una perizia qualcuno avrà il coraggio di dire che c'è una prova di manipolazione, perché ci sono dei valori del dna che non sono fisiologicamente spiegabili, speriamo ci sia la pronuncia prima dei Giochi 2021», chiosa il legale.

«Per me la priorità resta il processo di Bolzano (dove è indagato per frode sportiva e nel corso del quale, durante le indagini preliminari, erano emerse anomalie nel prelievo e nella gestione delle provette, ndr), lì mi gioco tutto e poi vedremo il processo sportivo che comunque passa in secondo piano. Per me l'importante è essere pienamente assolto a Bolzano», commenta dalla sua casa di Racines Schwazer, reo confesso dopo la prima positività ma che ha sempre negato di essersi dopato una seconda volta, sostenendo che le sue urine prelevate nel gennaio del 2016 siano state manomesse.

Una tesi condivisa da Sandro Donati, storico paladino della lotta al doping e allenatore di Schwazer dall'aprile del 2015.

«Non sono andati nella sostanza conclude Donati -, il sistema della giustizia sportiva è da vergognarsi, aspettiamo il completamento del processo di Bolzano, l'unico che va alla ricerca della verità e poi la verità esploderà. Se c'è di mezzo una federazione (riferimento a World Athletics, ndr), allora non ci sono chance».

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