Se la banana antirazzista è opera del marketing

LondraLo scorso 29 gennaio il Chelsea veniva bloccato sul pari dal West Ham. Uno 0-0 di una noia micidiale. Davanti ai taccuini José Mourinho sbottava: «Il calcio del West Ham risale all'età della pietra, calcio “black and decker” che sa solo distruggere». Tre mesi più tardi, il contrappasso. Domenica il suo Chelsea vince ad Anfield parcheggiando non uno ma due pulmann davanti alla propria porta. Un catenaccio stile anni '60, feroce e brutale nella sua determinazione. Davanti alle telecamere Mou gongola: «Ha vinto la squadra migliore, abbiamo difeso perfettamente». Con un possesso palla (27%) addirittura inferiore a quello del cavernicolo West Ham. Uno, nessuno e centomila. Mou il trasformista è il nuovo profeta del calcio all'italiana. Difesa ad oltranza, e contropiede. Poche alchimie tattiche, ma grande disciplina e dedizione. Mou il machiavellico, perché il fine giustifica i mezzi. E conta solo il risultato. Così non si vergogna se le sue squadre appaiono ultra-prudenti ai limiti del cinismo.
Ad inizio stagione predicava altro. Prometteva spettacolo. Merce rara dalle parti di Stamford Bridge. Giusto il ritorno-rimonta contro il Psg nei quarti. E poche altre repliche. Eppure questa sera il Chelsea si gioca la finale di Champions League. In leggero vantaggio sull'Atletico Madrid dopo il pareggio dell'andata al Vicente Calderon. Uno 0-0 da far raccapricciare i puristi. Ma che ha esaltato i suoi cantori, pronti a celebrare l'ennesimo capolavoro tattico dell'ormai fu Special One. «Sarà una partita molto equilibrata, decisa dai dettagli, magari da un solo gol – la previsione di Mou -. Per me sarà l'ottava semifinale ma in campo contano solo i giocatori. E io dormirò tranquillo perché ho la massima fiducia in questo gruppo». Questa sera, contrariamente agli annunci funesti dei giorni scorsi, mancheranno solo gli squalificati Lampard e Obi Mikel. Per il resto, tutti arruolabili. E allora sarà interessante vedere se il piano tattico cambierà. «Il calcio oggi è pieno di filosofi, ma la realtà è che chi non sa difendere non può vincere», la replica stizzita di Mou.
Per i suoi 44 anni appena compiuti Diego Simeone chiede un regalo non per sè ma per l'Atletico. Tornare nella finale più importante dopo 40 anni esatti dalla sconfitta di Bruxelles contro il Bayern Monaco. Sembra avere tutte le carte in regola. Comanda la Liga dall'alto di una striscia di nove successi consecutivi. In Champions è imbattuto da 11 partite. E solo una volta non è andato a segno. Settimana scorsa contro il Chelsea. Una responsabilità in più per Diego Costa, in predicato di traslocare proprio a Londra in estate.

Lo ha chiesto Mou, eternamente insoddisfatto dei suoi attaccanti. Forse per questo rinuncia a priori ad attaccare. «Ma ogni allenatore fa tutto il possibile per vincere. Ed è così anche per José», l'inatteso assist del Cholo.

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