Se il figlio realizza il gol che esonera il padre

In lacrime Niccolò dopo aver segnato alla squadra del genitore poi mandato via

Se il figlio realizza il gol che esonera il padre

Un vecchio adagio recita che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli, ma stavolta è accaduto il contrario. Sempre che di colpa si possa parlare, visto che il figlio in questione ha fatto il suo, ovvero segnare un gol per la squadra avversaria del padre, che ha pagato con l'esonero dalla panchina. Siamo in Emilia, alla periferia di Bologna, campionato di serie D e Niccolò Bagatti ha 22 anni ed è centrocampista del Progresso Castelmaggiore, ma nell'occasione (la gara con l'Athletic Carpi di papà Massimo) viene schierato in attacco. Scelta azzeccata, dopo appena 22 minuti un suo tiro si insacca sotto la traversa. «Se mio figlio segna ha detto che viene in panchina a esultare...», scherzava Bagatti qualche giorno prima della gara parlando del curioso incrocio. Già capitato per altro sempre in D nella stagione 2016-17 quando Bagatti allenava la Correggese e il figlio lo aveva sfidato prima con la maglia del Castelvetro, poi con quella del Castelfranco.

In realtà Niccolò non ha festeggiato il gol: «Faccio sempre l'esultanza alla Drogba, ma un attimo dopo averlo segnato mi sono fermato. E pensare che nelle precedenti partite avevo tirato in porta come un forsennato: pali, traverse, miracoli dei portieri, di tutto era successo. Stavolta un tiro e ho segnato. Proprio alla squadra di mio padre...» che, nonostante abbia conquistato il pari, è stato esonerato 48 ore più tardi. «Ero in panchina, mi avevano sostituito, quando la gara è finita c'erano alcuni tifosi del Carpi arrabbiati, io ho guardato subito mio padre, l'ho visto giù. E non ho retto all'emozione, ho iniziato a piangere», ha raccontato ancora Niccolò.

«Gli ho detto subito che non deve fare così, che era stato bravo e aveva fatto solo il suo dovere», la reazione immediata di papà Massimo. Per un allenatore l'esonero va messo in conto, il loro rapporto rimane più che saldo. Ora magari ci rideranno a cena. A patto però che paghi il figlio...

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