Se la Scala s'infiamma per Felipe Melo...

Q uando vedo e sento il popolo di San Siro applaudire l'uscita dal campo di Felipe Melo mi rendo sempre più conto che non sono cambiati soltanto i tempi ma anche il gioco del football. Il calcio di oggi, dico quello italiano, vive di muscoli e di aggressività, anche nei confronti dell'arbitro il quale ad ogni intervento viene accerchiato e anche insultato, perché è lui il colpevole mentre attorno sono tutti angeli, tatuati come galeotti ma anche pronti a cadere ad un leggero soffio, come neonati ai primi passi. E il popolo-pubblico aggiunge volgarità allo spettacolo modesto, fatto di intensità, sostantivo di gran moda quando manca la qualità. Poi appena il pallone finisce tra i piedi di Jovetic (c'era una volta il fantasista, oggi se non recupera in difesa è un pirla) o Cuadrado (c'era unna volta l'ala, poi diventato tornante e, oggi, ahimè, esterno destro, allora torna il gusto della vita e del calcio.

Questi tipi anarchici non piacciono agli allenatori, costoro preferiscono i soldatini umili che obbediscono e non inventano anche se Tarcisio Barzagli, per me ricorda Burgnich come nessuno, è la conferma che i terzini esistono ancora eccome, anche se spacciati in modo diverso.

E così Inter-Juventus si è trascinata noiosamente, facendo tornare alla

mente, non soltanto per nostalgia, storiche e vere sfide tra le due. L'Inter non approfitta della sconfitta della Fiorentina e la Juventus resta nel limbo. Il pareggio senza gol è la giusta conclusione di un film inutile.

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