Se il tormentone Gigio è l'emblema di un calcio che sfiducia se stesso

I tifosi con Elliott: "Non cedete a Raiola". L'agente sfrutta la Juve, senza soldi come tutte le squadre

Se il tormentone Gigio è l'emblema di un calcio che sfiducia se stesso

C'è un intreccio politico-finanziario e calcistico che agita e spacca in modo definitivo la Lega di serie A, già divisa fino all'altro ieri sulla materia incandescente dei diritti tv. La miccia è stata accesa ieri mattina dalla lettera di sfiducia indirizzata dalle sette sorelle (Juve, Inter, Napoli, Lazio, Atalanta, Fiorentina e Verona) al presidente Paolo Dal Pino il quale ha risposto riscuotendo l'appoggio delle altre 13 società arricchito dall'endorsement di Paolo Scaroni, presidente del Milan («ho appena votato per Dal Pino e stimo il suo lavoro»). Dietro questa dichiarazione ostile resistono sullo sfondo due temi: l'ingresso dei fondi (consorzio composto da Cvc, Advent e Fsi), osteggiato dai 7 e invece ben visto dagli altri club per i noti problemi di natura economica che hanno investito anche il calcio; la minaccia di Gravina di modificare il quorum per approvare le delibere (da 14 attuale a 11). Secondo il report più recente della società Deloitte, i mancati introiti a causa della chiusura di botteghini e stadi da covid, sono saliti a quota 700 milioni per la serie A e costretto molte società (Inter e Juve in testa) a chiedere e ottenere da Gravina, presidente federale, di far slittare al 31 maggio il pagamento degli stipendi arretrati.

In questo scenario si affacciano gli intrighi da calcio-mercato. Da un lato i club e i rispettivi dirigenti piangono miseria e chiedono ristori al governo, dall'altro mandano in giro fantasiose trattative a cifre iperboliche alimentando un circo che non esiste più. Il caso emblematico è quello di Donnarumma. Il Milan ha proposto al suo agente Raiola uno stipendio da 8 milioni netti (16 per il bilancio del club) che moltiplicato per gli anni (5) fa un totale di 80 milioni. Compresa la percentuale al procuratore, è un'operazione da 100 milioni circa. Invece di precipitarsi alla firma, Raiola traccheggia, in attesa di una proposta al rialzo (12 milioni) che non gli arriva. Mentre Donnarumma resta muto come una marionetta, l'agente fa visita alla Juve per accreditare l'ipotesi di una trattativa. Che non trova riscontro dalle fonti accreditate né dai conti del club che deve, entro il 30 giugno, realizzare plus-valenze per 100 milioni dopo aver rinviato il pagamento degli stipendi arretrati del 2019. Spesso poi anche i media che si occupano di calcio-mercato contribuiscono ad accreditare quotazioni e cifre incompatibili con l'attuale condizione del calcio. È cambiato il mondo e fanno finta di non accorgersene.

Nel panorama europeo persino lo sceicco parigino (PSG) deve far di conto durante questa feroce crisi senza contare che Leonardo ha già fatto sapere a Paolo Maldini che non intende giocare questa partita. L'unica fortuna, al momento, di Donnarumma è che gli stadi sono chiusi.

Altrimenti dalle tribune di San Siro gli sarebbe arrivato di tutto in questi giorni di grande incertezza sul suo futuro. I social di fede rossonera continuano a tempestarlo di preghiere e di minacce mentre invitano Elliott a non fare accordi politici con la Juve.

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