Dicono che a volte ci sia di mezzo il destino, e allora non è un caso forse che la manina che ha sorteggiato il tabellone degli Australian Open abbia messo uno di fronte all'altro al primo turno Dennis Shapovalov e Stefanos Tsitsipras. Ovvero il nuovo tennis che comincia.
Già, perché vent'anni dopo siamo ancora qui a parlare di Federer, di come riuscirà a difendere il suo incredibile titolo del 2017, dei suoi rivali assenti o incerottati. Oppure di come ci manchi Serena Williams, ormai più mamma che tennista. Siamo qui a sperare che il torneo cominciato stanotte non cambi i suoi eroi. E nonostante il Divino Roger, se questo succede è perché il tennis ha un disperato bisogno di gente come i due ragazzi di cui sopra. Che un match come Shapovalov-Tsitsipras non sia solo uno scioglilingua, ma che diventi davvero una rivalità del futuro. Anzi, del presente.
Questo di Melbourne, insomma, è il primo passo di uno sport che esce da un dominio probabilmente mai visto prima. Anni in cui Federer, Nadal, Djokovic e Murray si sono spartiti Slam e passione senza lasciare molto al resto del mondo. Così ora l'appassionato resta aggrappato a Roger, pimpante come non mai, che ammette di essere comunque a mezzo servizio: «Alla mia età non posso più allenarmi come una volta, è giusto rendersene conto. Così sto in campo al mattino, mentre al pomeriggio faccio il papà. Ed è bellissimo». Oppure trema per il ginocchio di Nadal e il gomito di Djokovic, entrambi arrivati Down Under con un grosso punto interrogativo sopra la testa. O ancora trema per la sorte di Murray, le cui ultime foto arrivano da un letto d'ospedale con l'anca rimessa a nuovo. Eroi immortali, ma non più infiniti. Eppure non ancora sostituiti.
Il tennis insomma si aspetta di scoprire che la pallina continuerà a rotolare, come è giusto che sia. Vuole trovare nuovi campioni a cui affidare la propria magia, anche se purtroppo ciò che è stato visto finora non ha ancora acceso la scintilla. Ci sono sì le follie di Nick Kyrgyos, ma il suo talento ancora non ha trovato la strada giusta. Così come c'è la solida predestinazione di Sasha Zverev, che però non riesce ancora a fare simpatia.
È dunque il Momento, ma nessuno riesce a capire cosa potrà succedere. Se è vero che lo stesso Federer ammette che sì, «dicono che io sia favorito. Però non credo che uno di 36 anni possa essere considerato il probabile vincitore di un torneo così.
Poi, con in tabellone giocatori come Rafa, con l'anno straordinario che ha avuto, e Novak che, per quanto le sue condizioni siano un rebus, ha vinto qui sei volte, è difficile dire chi possa essere il favorito. Di sicuro però dovrebbe essere qualcun'altro». Il problema, per il tennis, è che per adesso non ce ne sono. Magari il sole d'Australia accenderà la luce.
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