Sharapova super ma Parigi applaude una Errani da slam

Sharapova super ma Parigi applaude una Errani da slam

Sara Errani dovrebbe essere orgogliosa di cosa ha realizzato agli Internazionali di Parigi vincendo il doppio con Roberta Vinci e chiudendo la sua corsa in singolare contro sua maestà Maria Sharapova, la più forte del momento. Solo Pietrangeli, degli italiani, ha fatto meglio aggiudicandosi entrambi i titoli nel 1959 al Roland Garros. Invece la romagnola c’è rimasta malissimo dimostrando che, almeno in un angolino del suo cuore, puntava all’impresa per eguagliare Navratilova e Pierce. E’ il segno di un’autostima che la porterà lontano. Ieri non è riuscita a sgretolare il talento dell’avversaria, cocktail unico di potenza e intelligenza, ma prima o poi riuscirà a firmare uno slam. Basta che migliori il servizio, il suo punto debole, con una velocità media di 130 kmh con la prima palla e 110 con la seconda, oltre 40 kmh in meno rispetto alla russa. Intanto può consolarsi con i premi vinti: 625mila euro per la finale del singolare, 170mila euro per la vittoria nel doppio. E la cifra potrebbe aumentare in caso di un bonus federale.
Nel corso della premiazione ha dedicato le prime parole ai genitori: «Se sono qui lo devo a voi, grazie per avermi permesso di realizzare il sogno che coltivavo da ragazzina». E poi con gli occhi lucidi di commozione: «Mi sta accadendo qualcosa d’incredibile, devo abituarmi a essere una top-ten. Sono felice di questa svolta, voglio continuare a vivere questa vita». E giù applausi da parte del pubblico che ha come adottato la “pollicina” del tennis, capace di battere tre vincitrici di slam, Ivanovic, Kuznetsova e Stosur, prima di arenarsi sulla ruvida sabbia della Sharapova. Il risultato (6-3, 6-2 in 1h 29’) non rende i giusti meriti all’azzurra che ha lottato fino all’ultima palla. In avvio - come poteva essere diversamente? - ha faticato a entrare in partita, poi ha ritrovato il feeling con i colpi e ha fatto capire a “quella lì” che il trofeo era tutto da conquistare: sotto 0-4, s’è arrampicata fino a 3-5 e ha annullato due set-balls prima di cedere il primo set in 36’. In quello successivo è stata brava e sfortunata: lo raccontano i 6 game portati ai vantaggi, le due palle-break mancate sul servizio di Maria e i due match-balls annullati nell’ultimo gioco, il secondo addirittura con una palla corta. Ecco perché lo score è bugiardo.
La Sharapova è stata fantastica picchiando ogni pallina con potenza e precisione, quasi disegnando il campo, specie con i colpi lungolinea. Al match-ball s’è inginocchiata, poi ha esultato saltellando per il campo, ubriaca di gioia. Nel corso della premiazione, officiata dalla Seles, s’è complimentata con la Errani («E’ forte, non si arrende mai, può migliorare, brava davvero») e ha ricordato come al Roland Garros non aveva mai superato la semifinale. Con un sorriso beffardo ha chiuso l’intervista ammettendo che in serata saprà come festeggiare lo storico successo che la porta fra le dieci giocatrici ad aver vinto tutti gli slam. Ma anche il giorno prima non s’era fatta mancare nulla per allentare la tensione passando la serata «con una cena in camera e un massaggio … emozionante». Parole sue. Nel suo curriculum 8 finali e 4 vittorie fra il 2004 e il 2012 con un prodigioso recupero dopo l’operazione alla spalla.
Ancora qualche ora e sapremo se la storia premierà, nell’ultimo atto del singolare maschile, Rafa Nadal o Nole Djokovic: lo spagnolo può realizzare un’impresa probabilmente inavvicinabile aggiudicandosi per la settima volta gli Internazionali di Francia; al serbo manca la vittoria al Roland Garros per realizzare il grande slam a cavallo di due stagioni e appaiare due grandi del passato come Donald Budge (6 major di fila tra il 1937 e il 1938) e Rod Laver (1962 e 1969).

Il pronostico è dalla parte del maiorchino che finora ha perduto appena 35 game, neanche 6 a partita. E che, particolare non trascurabile, darebbe qualcosa di suo per vendicare le sconfitte subite negli ultimi tre slam da parte del suo consueto rivale. Federer non lo è più, Murray non lo sarà mai. Ci divertiremo.

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