Torino «È l'anno zero», ha detto Andrea Agnelli in occasione dell'assemblea degli azionisti della Juventus. Terrorizzando così la concorrenza, ovvero le altre società italiane che già vedono la Signora mostruosamente lontana. I bianconeri sono oltre, infatti. E hanno tutte le intenzioni di andare ancora più lontano. Aumentando capitale e fatturato. Investendo. E, naturalmente, vincendo. Giornata lunga, ieri. Piena di dati, numeri e orgoglio. E buone notizie. Lo sponsor Jeep ha per esempio aumentato di 25 milioni di euro il proprio contributo fisso passando da 17 a 42 milioni per questa e la prossima stagione, avendo già cominciato a ragionare per il rinnovo. «Siamo passati dal 12esimo al quinto posto e ci sono ragionevoli basi per immaginare che a fine stagione potremo superare il Bayern Monaco, arrivando fino alla quarta posizione», ha annunciato Agnelli ringraziando esplicitamente Allegri («determinante») e punzecchiando Conte, mai citato ma evocato («abbiamo gestito situazioni complesse, come il calcioscommesse nel 2012 relativo a comportamenti di tesserati sanzionati per precedenti esperienze: quale altra società sarebbe stata in grado di gestire sei mesi senza l'allenatore in panchina?»). Numeri che piacciono, come quelli legati all'accordo con Adidas, valido da questa stagione e per altre otto. «Quattrocento milioni complessivi, una media di circa 51 milioni all'anno». Più bonus, certo. Più i ricavi derivanti dai prodotti a marchio Juve da parte della stessa Adidas.
Eppure, è l'anno zero. Con la sottoscrizione dell'aumento di capitale da 300 milioni «destinato al nuovo piano di sviluppo. Certe cifre sembrano enormi se confrontate con la realtà italiana, ma bisogna prendere come riferimento l'Europa. Il Manchester United negli ultimi anni ha chiesto risorse agli azionisti per 450 milioni di sterline, il Real Madrid per 600 milioni di euro, il Tottenham ha rifinanziato il debito di 500 milioni. Il nostro mercato di riferimento è quello». Si era capito da un pezzo, ma è meglio ribadirlo. «Siamo la più grande società di calcio in Italia, ma solo una delle grandi a livello europeo, dove i fatturati si aggirano dai 500 milioni fino al quasi miliardo di quest'anno del Barcellona. Una Superlega? No. Semmai, bisognerà ricalibrare le competizioni nazionali e quelle Uefa dal 2024: il meccanismo di accesso dovrà comunque essere basato sempre sulla meritocrazia sportiva». I ricavi bianconeri sono ammontati per la cronaca a 621,5 milioni, contro i 504 del 2017/2018. E se la perdita di esercizio è salita a quasi 40 milioni, preoccupazioni comunque non ce ne sono. «Nel 2010/11 eravamo 85 dipendenti, ora siamo 258 per un totale organico di 885 persone che lavorano per la società. In questi nove anni abbiamo creato più di un miliardo e 200 milioni di valore». Non basta ancora, però. «La ricapitalizzazione sarà dedicata interamente al piano di sviluppo 2019-24 ancora Agnelli . Dovremo mantenerci tra le prime dodici in Europa per fatturato, con un'incidenza degli stipendi sui ricavi operativi tra il 55 e il 60%. Inoltre, come società leader (che ha anche ufficiosamente annunciato che la Supercoppa si giocherà a dicembre in Arabia, ndr), dovremo aiutare a riposizionare la Serie A nel mercato globale. L'obiettivo dell'aumento di capitale del 2011 era il risanamento societario: quello di oggi è lo sviluppo futuro in un orizzonte di ampio respiro».
La Juve come locomotiva. Grazie a CR7, anche.
Perché ha dato un'accelerata all'intero ambiente: da quando il portoghese è diventato bianconero, infatti, i ricavi dallo stadio sono passati da 60 a 74 milioni (+23 %), quelli commerciali da 126 a 170 (+34%) e quelli da merchandising da 28 a 44 milioni di euro (+57%). In soldoni: 74 milioni di euro in più di entrate. Mica bruscolini.
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