La situazione è grave ma non è seria. Lo aveva detto Ennio Flaiano ma non si riferiva alla Juventus, anche perché a Torino la situazione è seria ed è anche grave, con alcuni risvolti umoristici. Ride Arrivabene Maurizio, si sbaciucchiano in tribuna altri dirigenti bianconeri. Allegri Massimiliano ha il volto di cera e pronuncia parole vuote che scivolano come acqua sulle piume di un'oca, il nulla assoluto. La Juventus è in pieno stato confusionale, conti finanziari spaventosi, conti tecnici preoccupanti, una depressione manifesta dei suoi calciatori che, almeno, hanno onorato il dovere di mettere la faccia davanti alla curva dei tifosi, ricevendo insulti vari mentre qualche metro più in là la triade bianconera sceglieva, secondo usi e costumi contemporanei, il silenzio, nascondendosi nel canneto. Trentuno anni fa Gianni Agnelli azzero il cda del club nel quale figuravano anche suo figlio Edoardo e il nipote Giovanni Alberto e liquidò Luca Cordero di Montezemolo. Erano altri tempi, non c'erano queste voragini contabili, erano altre personalità della famiglia che si prepara a celebrare un secolo di fedeltà alla squadra.
Quello che sta accadendo oggi sfugge a qualunque previsione, il club è prigioniero in una gabbia che si è costruito da solo, la presunzione di affiancare le grandi realtà calcistiche continentali ha portato a un disavanzo colossale che, per fortuna, tuttavia non eterna, è stato supportato e sopportato dalla proprietà, la scelta di assumere per la seconda volta Allegri ricorda lo stesso errore commesso dal Milan con Arrigo Sacchi che, dopo il mondiale americano, si mise a disposizione di Berlusconi e Galliani prendendo il posto di Tabarez ma finendo eliminato in champions, umiliato in campionato dall'1 a 6 di San Siro della Juventus e concludendo all'undicesimo posto. Il calcio prevede la riconoscenza ma nessuno può vivere di rendita. La scelta di Allegri è fallita, il livornese commette errori grossolani, tiene a riposo a Firenze Vlahovic preservandolo per la partita non importante di Parigi, affida a Bonucci l'esecuzione del rigore decisivo contro la Salernitana così demotivando l'attaccante serbo, toglie dal campo, in situazione di svantaggio contro il Benfica, Milik che non giocherà per squalifica a Monza, annuncia che i prossimi giorni saranno utili per ritrovare una forza mentale ma non si capisce quali siano le sue doti in questa funzione, ha un costo salariale clamoroso, senza contare i quindici collaboratori che formano il suo staff, non ha la stessa dignità che dimostrò Marcello Lippi quando, il sette febbraio del novantanove, spontaneamente costretto dalla dirigenza (quella vera, non delle battute da bar) a presentarsi in sala stampa e rassegnare le dimissioni, dopo la sconfitta interna contro il Parma. Anche allora, altri tempi, altre personalità nel club e una penale di contratto non così volgare come quella attuale.
La Juventus sa di essere destinata a una nuova realtà, scivolerà quasi sicuramente in Europa League, con una perdita ultramilionaria e un calendario, al giovedì, che massacrerà un organico già fragilissimo. I tifosi vogliono Paolo Montero al posto di Massimiliano Allegri. Un ritorno al passato in assenza di un presente e senza conoscere il futuro.
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