Ci sono due dati certi: la scomparsa del nome Juventus dall'insegna societaria che, invece, conserva, nel logo, la lettera J. La scomparsa della Juventus, in quanto squadra cinica, spietata, pragmatica, la cosiddetta Signora Omicidi. Preferisco evitare il linguaggio criminale e segnalare che la squadra ha perso i connotati, come un pugile che ha dominato le prime riprese e, poi, si rifugia all'angolo, subisce i colpi dell'avversario, aspetta il gong e teme il getto della spugna. La Juventus oggi ha molto del boxeur suonato, il suo allenatore non sa da che parte ricominciare, quando si accomoda in panchina, al fischio d'inizio, prende già appunti, non so che tipo di note siano, forse l'elenco della spesa, gli appuntamenti di giornata ma è comico, ridicolo lo spettacolo che offre, tralasciando il mozzicone di sigaretta e il linguaggio da trivio. Sarri sa benissimo di giocarsi una fetta grande di reputazione e di carriera. La Juventus non è mai stata sua, questa, certamente, non gli appartiene ma la domanda sorge spontanea: di chi è questa Juventus? Chi è il suo capo?
Intendo il gruppo squadra, lo spogliatoio. Forse Buffon? Forse Chiellini? Forse Bonucci o Cristiano Ronaldo? Sarebbe grave, perché, storicamente la Juventus ha avuto i suoi punti di riferimento in società, a parte il periodo folkloristico di Montezemolo e di Blanc. Manca la personalità che abbia peso decisivo, nei momenti delicati, sulla squadra e non soltanto all'interno dell'azienda che già vive una sua fase delicata come dimostrano i conti e alcune scelte sull'organigramma. Il vantaggio in classifica sarebbe di garanzia se la situazione fosse sotto controllo ma Sarri si dice incapace di comprendere le amnesia della squadra, i calciatori vanno a sussulti, alcuni sono reduci e sopravvissuti (Matuidi, Bernardeschi, Higuain), altri più che giocare e lottare, esibiscono football, è bastato osservare l'espressione con la quale Dybala è entrato in campo contro il Sassuolo per comprendere lo stato dell'essere bianconero (Alex Sandro capitano!) e dello stesso argentino che pensa di essere Messi, non è Cristiano, non è mai stato Platini e nemmeno Omar Sivori ma esige milioni dodici di salario: presunzione, strafottenza, anzi momenti di boria.
La Juventus respira aria pesante, qualcosa le è già accaduto vent'anni fa a Perugia quando non furono sufficienti nove punti, nelle ultime cinque partite, per contenere la Lazio. Stavolta gli stessi punti potrebbero bastare ma se ci fosse la Juventus. E non la semplice J, che non è nemmeno una lettera dell'alfabeto italiano.
Ovviamente altri vorrebbero trovarsi nella situazione bianconera, primi in classifica e con la prospettiva di proseguire in champions league, a meno di sfracelli che coinvolgerebbero l'allenatore e non soltanto. Non bastano né il nome, né la tradizione. Serve il campo, serve il football e qui il mistero è grande.
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