La Signora in versione bella addormentata dal sogno all'incubo

Champions e i cambi di Allegri cause del calo E adesso rischia dalla coppa Italia al Crotone

La Signora in versione bella addormentata dal sogno all'incubo

Torino Due punti e sei gol subiti nelle ultime tre partite di campionato: non un bilancio da grande squadra. Tanto meno da Juventus, «squadra che tra qualche anno scopriremo essere stata leggendaria», ha detto domenica sera De Rossi dopo averla battuta. Il fatto però è che (persino) la Signora si sta dimostrando umana. Ha rallentato, sì: vistosamente, anche. Pareggio a Bergamo contro l'Atalanta dopo avere regalato in pratica il primo tempo, pareggio contro il Toro recuperando nel finale, sconfitta a Roma dopo avere spento la luce nella ripresa. In mezzo, certo, la Champions: con la finale raggiunta quasi in carrozza, il pieno di adrenalina e la testa evidentemente già sintonizzata sulla serata del 3 giugno, quando la sfida sarà contro il Real Madrid. Il rischio in questi casi è quello di proiettarsi fin troppo avanti: Allegri aveva annusato l'aria e messo le mani avanti con quel suo «pensiamo a raccogliere una cosa per volta». Che è poi l'equivalente del «partita dopo partita» tanto caro a tutti gli allenatori di qualsiasi sport.

In teoria tutti conoscevano i rischi e tutti si erano detti pronti alla bisogna: come non detto, invece. Con qualche responsabilità pure per l'allenatore, il quale all'Olimpico ha mandato in campo una Juve quasi due convinto che bastasse, come del resto era bastata in altre circostanze analoghe. Invece, non si erano fatti i conti con la voglia e la condizione dei giallorossi: notevoli, davvero. «Il turnover non c'entra ha poi detto lo stesso Allegri -. Abbiamo dormito tutti: adesso rialziamoci». Seguito dal solito tweet a corredo: «Nessuna preoccupazione, ma antenne belle dritte!». Intendiamoci: la Juventus difficilmente si suiciderà, perché al sesto tricolore di fila mancano tre punti da conquistare tra domenica prossima (in casa contro il Crotone) e il 28 maggio (a Bologna, contro una squadra che nulla avrà da chiedere). Però è un fatto che nelle ultime settimane gran parte delle energie nervose siano state spese in Europa e non in campionato.

Adesso serve riattaccare la spina anche tra i confini nazionali: domani sera, ancora all'Olimpico romano, ci sarà intanto in palio la Coppa Italia da contendere alla Lazio e non sarà partita scontata. Dovesse andare male, l'euforia di pochi giorni fa si tramuterebbe in qualcosa di strano non foss'altro perché il sogno del triplete sarebbe andato a farsi benedire e perché a quel punto davvero la partita contro il Crotone si complicherebbe un minimo. Non certo a causa di valori tecnici indiscutibili, quanto per risvolti psicologici tutti particolari. Sono insomma ore particolari, quelle che stanno vivendo i bianconeri, comunque capaci nel corso della stagione di essersi sempre rialzati dopo capitomboli anche pesanti: alla sconfitta contro l'Inter del 18 settembre era seguita la netta vittoria al cospetto del Cagliari, a quella contro il Milan il successo contro la Samp, mentre dopo il ko di Genova erano arrivati i tre punti con l'Atalanta e dopo quello di Firenze il bottino pieno con la Lazio.

Un poker di sconfitte, prima di quella di domenica sera, cui è sempre seguita immediata reazione: la finale di Coppa Italia darà le prime risposte a riguardo, poi toccherà all'incredibile Crotone di questi tempi. Ovvero alla squadra che, insieme al Napoli, ha raccolto più punti di tutti nelle ultime sette giornate: 17 (cinque vittorie e due pareggi), ben cinque in più della Signora.

C'è di che strabuzzare gli occhi, in effetti. Prima, però, la Lazio. Con cui stamattina la Juve incontrerà il Papa e contro la quale domani sera ripresenterà dal primo minuto Chiellini, Rincon, Marchisio (Pjanic è squalificato, Khedira ancora out) e Dybala.

Scontato anche il cambio della catena di destra: fuori Lichtsteiner e Cuadrado, dentro Barzagli e Dani Alves. Con Neto in porta e Mandzukic che dovrebbe recuperare dalla contusione alla schiena patita domenica: il momento della raccolta non è insomma più procrastinabile.

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