Silenzio, niente abbracci e in barriera... Il calcio asettico ai tempi del coronavirus

Silenzio, niente abbracci e in barriera... Il calcio asettico ai tempi del coronavirus

L e squadre sono arrivate a bordo dei torpedoni alla guida dei quali si sono intravisti gli autisti muniti di tuta anti contagio, mascherina con filtro, guanti e gel disinfettante, questo posato sul cruscotto. I due bus non hanno incontrato difficoltà nel raggiungere lo stadio, totale assenza di tifosi lungo le strade, nessun assembramento, con strilli, insulti, lancio di oggetti vari, all'ingresso dei parcheggi.

Una volta raggiunti gli spogliatoi, i calciatori e l'allenatore, con il resto dello staff, magazzinieri, massaggiatori, medici, hanno provveduto a sorseggiare qualche bevanda, acqua, integratori e affini, ognuno bevendo dalla propria personale bottiglia o utilizzando un bicchiere in cellulosa, subito dopo gettato nel cestino dei rifiuti. L'uso dei cosiddetti sanitari, doccia, bagno si è svolto seguendo rigorosamente le disposizioni, ognuno si è lavato le mani e poi, utilizzando un fazzoletto di carta, ha aperto il rubinetto dell'acqua, calda o fredda, e con un altro kleenex ha provveduto a rinchiuderlo, idem come sopra per l'uso dello sciacquone, purtroppo questo in comune. Asciugamano o accappatoio assolutamente personali ma, una volta utilizzati, i capi di biancheria da bagno sono stati riposti in una sacca, anche questa personale e non lanciati, come abitudine, sul tavolo o nella cesta.

Le immagini di Sky hanno evidenziato la scomparsa di pacche sulle spalle, di abbracci, strette di mano ma soltanto gesti a distanza, smorfie e sorrisi, un urlo soffocato in gola. Lo speaker dello stadio si è limitato ad annunciare le formazioni, evitando la consueta enfasi, anche perché in assenza di spettatori ogni orgasmo sarebbe risultato ridicolo. In campo, per il riscaldamento, si sono viste le solite corse, i soliti tiri in porta. Chi è scivolato sul prato, fangoso o con zone di terra sabbiosa, ha dovuto immediatamente lavarsi le mani, ricorrendo poi a un asciugamano personale. In contemporanea, il gruppo di arbitri ha svolto il consueto e buffo rito di riscaldamento, mentre, a bordo campo, non hanno stazionato cronisti, ex calciatori e belle ragazze.

Una volta rientrati negli spogliatoi, le telecamere hanno nuovamente trasmesso le immagini della vestizione dei calciatori, ventidue asciugamani, ventidue bottiglie d'acqua, ventidue borracce. A seguire, la sfilata, lungo il tunnel, mantenendosi a distanza uno dall'altro, senza abbracciare gli avversari, salutandoli con un cenno, nell'attesa che l'arbitro e i suoi collaboratori, una volta controllati, anche stavolta a distanza di un metro e mezzo, tacchetti, medagliette, anelli e orecchini, dessero il segnale di accesso al terreno di gioco, però senza bambini mascotte al seguito.

L'arbitro ha chiamato a sé, ma non troppo, i due capitani per la scelta del campo, ha poi evitato, così come i calciatori, di stringere la mano ai propri collaboratori. La partita è stata di buon livello, al primo gol l'attaccante è scattato per abbracciare chi gli aveva passato il pallone ma ha frenato la propria corsa e gioia e con lui tutti i compagni di squadra, prigionieri di una felicità in solitudine.

Non si è visto, per la prima volta dalla creazione di questo sport, un solo calciatore sputare in terra, cosa che appartiene in esclusiva ai maschi, dal momento che nel calcio femminile, la salivazione è azzerata, come dice Fantozzi. L'espettorazione avrebbe provocato l'immediata sospensione dell'incontro e la bonifica del prato. La partita si è svolta con momenti imprevedibili. Sui calci di punizione diretti, i difensori erano incerti se disporsi in barriera come consuetudine ma a distanza di droplet, come suggerito dai medici. Si è scelto il classico schieramento, tenendo, però, la bocca chiusa e anche gli occhi. Molti difensori hanno avuto prudenza nel marcamento stretto, in alcuni duelli aerei, preferendo la zona non quella rossa. Al fischio finale nessuno scambio di maglie, i magazzinieri hanno distribuito un asciugamano a testa per detergere il sudore mentre tutti correvano a lavarsi le mani, procurandosi un fazzoletto di carta per aprire i rubinetti della doccia, quindi riporre, nella propria sacca, calzettoni, mutande, calzoncini, maglia, canottiera, fradici di sudore e lerci di fango.

In sala stampa, con i giornalisti sparsi su sedie ben distanti una dall'altra, l'allenatore ha risposto utilizzando un solo microfono, poi disinfettato e ha evitato frasi tipo «abbiamo rotto il fiato» o «all'inizio avevamo il fiato corto».

La zona mista è rimasta deserta, non si è potuto più ricorrere all'unico microfono ormai ricoperto di gel igienizzante, i calciatori di casa hanno raggiunto le proprie autovetture, senza autisti e compari al seguito, gli ospiti sono risaliti a bordo del pullman mentre l'autista, sempre vestito con la tuta bianca anti contagio e la mascherina, ha riavviato il mezzo. È stata una bella giornata di sport e di calcio. Si replica. Fino al 3 aprile.

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