Slittino, bob e skeleton. L'Italia senza impianti ha "sfrattato" 30 medaglie

Sport che ci hanno regalato successi disputano all'estero i loro campionati. Mancano strutture

Slittino, bob e skeleton. L'Italia senza impianti ha "sfrattato" 30 medaglie

In un'epoca che vede i giovani italiani sempre più orientati a guardare oltreconfine per cercare opportunità professionali, c'è anche chi, suo malgrado, si vede costretto ad emigrare all'estero alla ricerca di una dimora che nel proprio Paese non esiste più. È questa la situazione critica e precaria dei nomadi per eccellenza dello sport italiano, ovvero gli atleti azzurri di slittino, bob e skeleton.

Dopo le imprese realizzate nel passato, da tempo i nostri nuovi eroi si trovano obbligati a cercare fortuna (e successi) altrove. Caso emblematico è quello del 29 di dicembre scorso, quando i poveri azzurri dello slittino hanno preso parte ai campionati italiani ad Oberhof, in Germania, lontano da casa. Successi di Dominik Fischnaller, quarto a due millesimo dal bronzo agli ultimi Giochi di PyeongChang, tra gli uomini e della Voetter, tra le donne, nella gara dove Nina Zoeggeler, la 15enne figlia d'arte del colosso Armin, ha chiuso quinta. Sono stati tredici gli italiani scesi sulla pista tedesca di Oberhof per disputare un campionato italiano che, a dire il vero, di italiano ha poco, anche perché si svolge oltreconfine.

Ma il caso dello slittino non è un unicum tra le discipline invernali: per esempio, il titolo di Campione d'Italia di bob a 2 e a 4 da ormai sei anni si assegna a Igls, in Austria; una situazione simile a quella dell'hockey su ghiaccio, poiché lo scudetto viene messo in palio in base ai risultati che gli 8 club italiani ottengono nell'Alps League, un torneo tra formazioni slovene, austriache e, appunto, italiane.

Di chi la colpa di tutto ciò? Non può che ricadere su un Paese, l'Italia, incapace di cavalcare l'onda lunga dell'Olimpiade casalinga di Torino, i cui impianti restano inutilizzati e le strutture completamente abbandonate. L'emblema degli sprechi è proprio la pista di slittino, bob e skeleton di Cesana Pariol, il budello dell'oro olimpico di Armin Zoeggeler 2006 costato la bellezza di 77,3 milioni di euro, chiuso nel 2011 e da allora mai più riaperto - si dice per gli elevati costi di gestione e manutenzione.

E allora si è preferito dire addio a Cesana, come a qualsiasi altro budello nel nostro Paese, con il risultato di aver sbarrato il cancello proprio davanti agli occhi dei nuovi Zoeggeler e di un movimento florido come quello dello slittino, che soltanto in ambito olimpico vanta la bellezza di 17 medaglie (7 ori, 4 argenti e 6 bronzi), a cui vanno aggiunte le 12 del bob (4-4-4) più l'oro di Nino Bibbia nello skeleton per un totale di trenta. Trenta medaglie senza futuro, come quello che è stato rubato ai giovani talenti del budello che, per coronare il sogno di una vittoria o una medaglia, sono costretti a emigrare all'estero per preparare la stagione di Coppa del Mondo da nomadi, tra Austria, Norvegia, Lettonia e Germania, a caccia di piste dove allenarsi e testare le slitte. E dove disputare il campionato italiano. Siamo al paradosso.

Tutto ciò per arrivare al nocciolo della questione: la candidatura di Milano-Cortina per i Giochi 2026. Ben vengano, le Olimpiadi.

A maggior ragione in una Milano che ha bisogno di risollevare tutti i suoi palazzetti e gli impianti. A patto, però, che le strutture o le piste, vecchie o nuove che siano, non finiscano in uno stato di abbandono come quelle di Torino. Errare humanum est, perseverare

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