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Soldi e calendari: gira la testa alla Lega

Offerte miliardarie per i prossimi diritti tv. Dal Pino: "Pensiamo in grande"

Soldi e calendari: gira la testa alla Lega

La quiete prima della tempesta. In silenzio religioso i presidenti di serie A hanno ascoltato l'analisi della banca d'affari Lazard, l'advisor scelto per illustrare le offerte vincolanti dei 6 fondi che intendono diventare soci dei 20 club. La bagarre invece si è scatenata appena si è discusso del calendario del prossimo campionato. Inevitabile, verrebbe da chiosare visto che sono in aperto conflitto gli interessi di chi è impegnato nelle coppe fino a fine agosto e chi invece può preparare subito la ripartenza. Di sicuro c'è solo che l'ideuzza, molto folcloristica, dei due gironi con play-off finale, incompatibile con i diritti tv, rimarrà in qualche cassetto. Sul tema più sensibile del progetto futuro di Lega, Paolo Dal Pino, il presidente, regista dell'operazione, ha dato un mese di tempo per le riflessioni. «Entro fine agosto decideremo» ha sentenziato alla fine segnalando il valore della prossima scelta: «Dobbiamo pensare in grande e farci orientare non tanto dai soldi ma dalle idee e dai progetti».

In effetti può sembrare un paradosso che in un periodo così complicato per il Belpaese («stadi vuoti, broadcaster che non pagavano») è spuntata la possibilità di dar vita a una controllata con 1,5 miliardi di euro in cassa e il 90% delle azioni, eppure è la realtà toccata con mano ieri. Lo scenario è il seguente: tre fondi (Bain, CVC e Advent) hanno proposto una partnership attraverso acquisto di quote di minoranze sotto il 20%; gli altri 3 (Apollo, Forstress e Blackstone attraverso GSO) hanno inoltrato proposte di finanziamento; Mediapro e Wanda hanno scelto la strada di trattare direttamente coi club. La platea dei presidenti è parzialmente frazionata: De Laurentiis insegue la chimera di gestire direttamente la new company (vorrebbe i soldi e la governance, come dire moglie piena e botte ubriaca), Lotito cavalca la concorrenza di Mediapro, mentre gli altri club, capeggiati da Juve, Inter, Milan, Roma sono schierati dalla parte dei fondi.

Messo da parte il dossier finanziario, si è aperto il fronte polemico del calendario. Primo obiettivo: il comitato tecnico scientifico che tarda a dare istruzioni in proposito. De Laurentiis ne ha dato una definizione pittoresca: «Non so se sono cervelloni o cervellotici. Qui il paese o riprende o fallisce. Dobbiamo forse migrare?».

Dal Pino invece ha usato un registro più istituzionale. «Pensare di fare il prossimo campionato con tamponi ogni 4 giorni è impossibile. Servono nuove modalità applicabili» ha ripetuto segnalando il lavoro «serio e corposo» preparato dagli uffici della Lega. «Ho difficoltà a vedere le discoteche aperte e la cerimonia per lo scudetto della Juve a Torino senza un tifoso. Noi chiediamo non stadi pieni ma distanziamento ed entrate diluite» il suo affondo sul tema «che resta aperto». A tal punto da mettere in agenda un'altra riunione per lunedì 3 agosto con all'ordine del giorno la necessità di trovare una data, «per ora quella del 12 settembre è confermata». Per ora vuol dire tutto e niente, in effetti. Perché le alternative sono le due date successive, 19 e 26 settembre.

Oltre, per motivi pratici, è impossibile andare per non sbattere contro Europei di calcio e olimpiadi di Tokio.

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