Che sia capitato nella notte di San Valentino è solo una suggestione temporanea ma il mondo rossonero è tornato a innamorarsi del suo Milan grazie alla Champions e alla ritrovata strada maestra. Non è un dettaglio che per l'occasione sia stato centrato il record assoluto d'incasso, 74mila presenze con oltre 9 milioni di incasso, cifre da capogiro. Il merito principale è di una scoperta per caso, sostantivo qui inteso come il mancato recupero di Tomori, non ancora perfettamente recuperato dall'acciacco al muscolo dedicato alla torsione del bacino. Malick Thiaw, tedesco di Dusseldorf, 21 anni sviluppati in 194 centimetri, è infatti spuntato nella notte più delicata e al fianco di Kalulu e Kjaer è riuscito a disarmare l'attacco più temuto, quello del Tottenham di Antonio Conte. Arrigo Sacchi ne è rimasto stregato. Ha raccontato: «Uno contro uno non ha ceduto un metro all'avversario». Fosse solo quello. Sui palloni in quota è stato puntuale e preciso al pari dei contrasti vinti (4) e dei palloni intercettati (3). Già col Torino, al cospetto di Miranchuk, Thiaw aveva segnalato qualità non trascurabili. Eppure è passato da qualche prova non proprio esaltante (a Cremona dove tra l'altro sfiorò nel primo tempo un gol su angolo) prima di sbocciare sotto i riflettori di San Siro.
È il destino dei giovani talenti: impossibile chiedere tutto e subito, maturità, inserimento, conoscenza del calcio italiano. Specie per uno come lui, acquistato alla modica cifra di 6 milioni di euro dallo Schalke 04, passato attraverso la gavetta dell'under 21 tedesca in cui ha giocato sia a tre (qui si ritrova meglio) che a 4 pagando qualcosa alla sua stazza quando c'è da sprintare sul fianco difensivo. La sua «scoperta» ha consentito a Paolo Maldini di recuperare parte del credito smarrito con le perfomances in ribasso di CDK e Origi. Anzi il giovin signore belga ha mancato martedì sera il facile gol del 2 a 0 che avrebbe autorizzato maggiore ottimismo per la qualificazione (si gioca l'8 marzo il ritorno a Londra). «I giovani vanno aspettati» è il comandamento di Maldini e dello stesso Pioli che ha dichiarato convinto «siamo guariti» perché ha visto oltre al graffio di Diaz qualcosa d'altro. E cioè intensità e aggressività, le due qualità del suo Milan campione d'Italia.
L'amore recuperato è avvenuto sotto gli occhi del proprietario Gerry Cardinale che ha dedicato le sue ore milanesi a un paio di summit, con Maldini a pranzo («è andato tutto molto bene, condividiamo il progetto ma ci vorrà del tempo» il consuntivo dell'ex capitano) e con Furlani ad nel resto della giornata, per capire se l'eco della stampa che gli arrivava dall'Italia rispondesse esattamente al vero oppure no.
Per completare il ritorno alle buone abitudini servirebbe il ritorno al gol di Leao che ha già dato prova di maggiore presenza nelle fasi più importanti della serata europea, definita «super» da Kjaer, uno della vecchia guardia che scaldando i muscoli e levigando lo smalto, è tornato a comandare come non capitava dai giorni felici del 2021.
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